Daria La Ragione //
Paolo Scheggi / La misura umanistica dello spazio
Francesca Pola
Realizzato in collaborazione con l’Associazione Paolo Scheggi e pubblicato in occasione della prima personale londinese dell’artista, la monografia è dedicata alla produzione degli anni sessanta, il decennio creativo più fecondo e cruciale di Scheggi che precede la morte avvenuta nel 1971 a soli 31 anni.
Il brillante lavoro di Scheggi si è sviluppato nel dopoguerra a Milano, un contesto artistico effervescente e internazionale, arricchito dalla presenza cruciale di Lucio Fontana e di artisti sperimentali della nuova generazione italiana: quelli che gravitavano intorno alla galleria Azimut e alla rivista Azimuth (come Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Dadamaino) e quelli vicini all’Arte Programmata (come Gianni Colombo). Con loro, l’opera di Scheggi condivide il desiderio di andare oltre la pittura tradizionale in una nuova dimensione creativa e percettiva: oggettiva, fisica e spaziale.
Nel 1962, dopo varie sperimentazioni tridimensionali, Scheggi ha sviluppato le Intersuperfici o Zone riflesse: tele con ritagli, sovrapposti, per creare fisicamente e otticamente spazi complessi, volti a indagare le dinamiche della percezione e il coinvolgimento. In questa visione spaziale, il suo lavoro è inoltre caratterizzato da un ampio approccio interdisciplinare che intreccia la sua indagine pittorica con l'architettura, la moda, la poesia, le prestazioni, e la filosofia.
La monografia riunisce esempi capitali del lavoro di Scheggi sull’indagine spaziale della superficie: dai primi assemblaggi di metallo del ciclo delle lamiere, alle costruzioni complesse della maturità, le Intersuperfici e le Strutture modulari. Una selezione di oltre trenta dipinti, tra cui alcune tele inedite provenienti da collezioni private italiane, costituisce il cardine della mostra e permette di evidenziare e riaffermare il ruolo fondamentale svolto da Scheggi nello sviluppo dell’arte moderna in Italia