Daria La Ragione //
Search and distroy
scadenza: 18 maggio 2013
È luogo comune che fare architettura contemporanea a Roma sia una missione impossibile. Ma chi, ciononostante o forse proprio per questa ragione, non ha mai sentito la voglia di misurarsi con questa missione impossibile , per sentirsi almeno una volta nella vita pienamente Architetto, senza curarsi delle invettive del critico d’arte retrogrado o delle banalità sull’inutilità del ruolo dell’Architettura nelle parodie del comico di turno?
Se sei tra questi, ecco per te il concorso al di fuori di ogni paludamento accademico, che non chiede il parere delle Belle arti e dove finalmente tutto è possibile: anche radere al suolo il Colosseo e sostituirlo con il nuovo stadio dell’AS Roma.
Dall’ Altare della Patria alle Mura Aureliane, dalla Stazione Termini al Palazzaccio, dalla Minerva Medica alla Città Universitaria, dal Palazzo dei Congressi a quelli delle Poste, dal Foro Mussolini a Ponte Milvio coi suoi lucchetti; fino ad arrivare ai nuovi “monumenti della contemporaneità” (il Maxxi, la Nuova Stazione Tiburtina, l’Ara Pacis o la Nuvola Di Fuksas…) non tutto quello che è storico o considerato significativo necessariamente ci piace ed è bello .Come nella “lezione 21” di Baricco ogni tanto si può anche affermare senza necessariamente passare per eretici che la Nona di Beethoven è sopravvalutata o come Fantozzi alzarsi in piedi per togliersi la soddisfazione di dire che “La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”. E poi mettersi alla prova per cercare di fare di meglio.
Partecipare è facile, basta seguire queste poche regole: individuare a propria discrezione un’architettura nella città consolidata di Roma per cui si prova una personale idiosincrasia (ma considerata significativa dall‘opinione pubblica), distruggerla e sostituirla con un’altra di nuova progettazione, purché abbia la stessa valenza e funzione. E poi, come fa dire Petrolini al suo Nerone, “Roma rinascerà, più bella e più superba che pria”.
Una proposta iconoclasta, un gioco semiserio, probabilmente una provocazione; ma anche una riflessione sul ruolo dell’ Architettura contemporanea nella città storica e sui concetti di memoria collettiva , monumento ed identità. Perché, come dice Rem Koolhaas in Junkspace "l'identitá è una trappola in cui un numero sempre maggiore di topi deve dividersi l'esca originaria e che, osservata da vicino, forse è vuota da secoli"