Marco Maraviglia //
Alfa Castaldi, un outsider della fotografia
Al Blu di Prussia per conoscere il lavoro di uno dei fotografi più trasversali del ‘900
E poi ci si vedeva come le star a bere qualcosa al Jamaica bar, citando Vita Spericolata di Vasco Rossi. Intellettuali, artisti, politici, gente di spettacolo, tutti passavano di lì, in via Brera a Milano. Dove si formavano parte dei fermenti culturali milanesi e italiani del dopoguerra.
Il Jamaica era frequentato anche dal fotografo Alfa Castaldi. Classe 1926, eccentrico, dinamico nonostante la sua mole robusta, dalla simpatia contagiosa, era versatile, eclettico. Un professionista della fotografia conosciuto come “fotografo di moda” ma che ha abbracciato reportage, ritrattistica, fotografia sociale, pubblicità, ricerca e sperimentazione. E le sue immagini riflettono il suo essere esuberante, creativo, ironico, affabile. Un grande comunicatore che portò nella fotografia una ventata di fresca innovazione.
La fotografia di Alfa è stata davvero un grande contenitore di moda a – suo – modo, vissuta sempre con l‘occhio del reporter, con l‘etica del ricercatore, con il “clin d‘oeil” degli amici artisti del bar Giamaica…
- Anna Piaggi, 2005
Alfa Castaldi, nato a Milano, è stato un riferimento della fotografia dagli anni ‘50 fino alla sua morte avvenuta nel 1995.
Allievo prediletto a Firenze del grande storico e critico d‘arte Roberto Longhi che gli stava creando la possibile opportunità di un incarico ministeriale, Castaldi preferì correre da solo per intraprendere la carriera di fotografo.
Quando torna a Milano inizia a frequentare il Jamaica che diventa il suo punto di riferimento dove poter anche lasciare in deposito le sue attrezzature non avendo ancora uno studio fotografico. Lì incontra i fotografi Mario Dondero, Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli coi quali discute di fotografia immaginando nuovi scenari che ben presto iniziò a creare anche grazie alle osservazioni che faceva sui lavori dei fotografi della Magnum.
Perché lo scambio di idee, la loro condivisione, il guardarsi intorno, non poteva non portare una mente creativa come quella di Alfa a una contaminazione nel suo stile: quello di non arrugginirsi in un‘etichetta. Perché il suo stile era innanzitutto determinato da libertà, curiosità, interesse per tutto ciò che stimolava la sua creatività.
Alfa Castaldi shakerava la fotografia di moda col reportage.
Nel 1968 realizzò a Praga, per la rivista “Arianna”, il primo shooting di moda italiano ambientato nell‘Europa orientale in quel momento di grande cambiamento storico che conosciamo. Facevano da sfondo agli abiti di alcuni pionieri del fashion made in Italy come Krizia, Ken Scott e tanti altri, i monumenti come il municipio di Starè Mesto e la casa natale di Franz Kafka.
Per Uomo Vogue realizzò alla fine degli anni ‘70 Compagnia di Stile Popolare, una serie di ritratti a pastori sardi ed abruzzesi, contadini tirolesi e tabarri emiliani. Realizzati con banco ottico in grande formato e sempre in esterni.
Cercavo le radici della naturale eleganza maschile e ritrovavo, di volta in volta, la purezza del disegno e dell‘esecuzione artigianale, da sempre ragione prima dello stile. Così come riscoprivo l‘autenticità di tessuti, panni, cotoni: tessuti fabbricati con estrema attenzione – con una cura essa pure artigianale – per gente che della qualità faceva una ragione di vita.
- Alfa Castaldi (1995)
La fotografia di moda per Alfa Castaldi era dinamica, le modelle erano spontanee, le faceva ridere, muovere, mentre ricaricava la fotocamera con una velocità stupefacente.
Non si accontenta di riprendere abiti e modelle secondo i canoni tradizionali. È un ricercatore.
- Giuliana Scimè; 2013 (critica di fotografia)
Il lavoro di Alfa Castaldi è immenso nella sua varietà di argomenti trattati. E la mostra, che consta di 80 fotografie selezionate, non è un‘antologica o una retrospettiva, ma una sintesi che offre gran parte del ventaglio artistico della sua carriera.
Una carriera, quella di Castaldi, che fa capire anche di aver avuto l‘intuizione di ritrarre personaggi di cui all‘epoca non era scontato il loro successo. E possiamo vedere i giovanissimi fotografi Ugo Mulas, Oliviero Toscani e Bruce Weber; Monica Vitti ritratta nel 1960 all‘alba dei suoi inizi cinematografici. E altri personaggi del mondo della moda, dell‘arte, dello spettacolo, ritratti agli inizi della loro carriera.
Una parete di Al Blu di Prussia è un omaggio a Napoli con scene di strada e vedute che sembrano citazioni della Scuola di Posillipo, Migliaro, Irolli, Scarfoglio. Perché Castaldi tra gli interessi per l‘architettura, i murales parigini, le manifestazioni contro il nucleare a Parigi, aveva l‘arte nel sangue e grazie anche a Roberto Longhi.
Nella sala di proiezione della galleria, un video che riserva altre sorprese come i ritratti realizzati con obiettivo soft focus, senza lenti e montato su un soffietto. Oppure la sua sperimentazione sulle fotografie cubiste realizzate su lastre 20x25 e con un lungo lavoro di esposizioni multiple inserendo maschere nello chassis.
Gli spot dei caroselli della Facis in cui è protagonista interpretando se stesso.
E poi ancora, i testi del suo romanzo rimasto incompiuto, Ali Joo, che scorrono su immagini inedite.
Un filmato in cui si percepisce tutta la stima e amore per il padre, da parte del figlio Paolo Castaldi anch‘egli fotografo, e che cura l‘Archivio Alfa Castaldi.
Ci sarebbe tanto altro da dire, questo articolo è riduttivo di fronte a quel vulcano di Alfa Castaldi.
Bisogna vedere la mostra per comprendere parte del suo mondo intimo e professionale.
La mostra è realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Mannajuolo con l‘Archivio Alfa Castaldi che da anni compie un meticoloso lavoro di catalogazione, archiviazione, conservazione e gestione dell‘opera del fotografo milanese, composta da oltre 12.000 immagini.
Alfa Castaldi
a cura di Maria Savarese
Al Blu di Prussia
via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli
dal 27ottobre 2023 al 5 gennaio 2024
Orari: martedì-venerdì 10.30-13/16-20; sabato 10.30-13