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08.03.2020 # 5478

Marco Maraviglia //

Escursione nel mondo delle agenzie fotografiche online e microstock

Opportunità per i fotografi: lavorare in tutto il mondo senza spostarsi dalla propria città. Alcune testimonianze e suggerimenti di Nora Bo, Vincenzo De Bernardo, Massimo Lama e Francesca Sciarra

Quando all’inizio del XXI secolo iniziarono a nascere le prime agenzie fotografiche online, non pochi fotografi pensarono che il digitale avrebbe fatto morire il mercato fotografico.

In effetti, alcune agenzie fotografiche tradizionali, abituate a gestire il lavoro con diapositive e stampe fotografiche, non ebbero la prontezza di adeguarsi alle nuove tecnologie e chiusero.

Ma oggi i vecchi pregiudizi si sono ribaltati e le agenzie fotografiche online e i microstock sono un’opportunità di lavoro molto flessibile per i fotografi, anche non professionisti, che hanno la possibilità di confrontarsi con un mondo globalizzato e in tempo reale.

Le agenzie fotografiche online sono un mercato in cui si può lavorare spesso con la massima libertà progettuale, senza vincoli di orari, senza particolari limiti sulla propria produzione.


Come si fa a lavorare per le agenzie fotografiche online?
Occorre mandare un curriculum? Assolutamente no. Il CV consiste nelle immagini che vengono proposte.

Vincenzo De Bernardo, fotografa in vari ambiti, si sta specializzando anche in clip perché anche i video sono richiesti dalle agenzie fotografiche online. “E sono pagati più delle foto”, dice Francesca Sciarra.



Finalmente qualcuno che senza conoscenze dirette o raccomandazioni valutasse e rendesse disponibili i miei lavori. Una decina di anni fa passai una selezione abbastanza severa. Si mandavano 10 foto e superavi la prova se ne accettavano almeno 7.

– Vincenzo De Bernardo



Nora Bo, fotografa che ha attraversato l’ambito del fotogiornalimo e della moda negli anni ’90, una volta abbandonata la camera oscura, fu attratta dalle nuove esperienze del digitale iniziando a postare le sue foto sui social. Fu così che la notò un editor di Getty Images e iniziò una collaborazione che ancora dura.

Sicuramente chi lavora anche nella grafica ha più dimestichezza rispetto al fotografo naturalista, per esempio, nel creare delle immagini che siano utilizzabili in ambiti creativi o editoriali…

– Nora Bo


Massimo Lama è un fotoamatore che attualmente collabora con circa venti piattaforme. Principalmente di microstock e ritiene che il workflow, il caricamento delle immagini, è estremamente semplice perché ben guidato.

È giusto però sapere che le foto di street e foto che normalmente vengono esposte in gallerie non hanno valore commerciale per le agenzie fotografiche online e di microstock. Le foto di persone o di certi luoghi spesso necessitano di liberatoria e questo implica una perdita di tempo.

– Massimo Lama


Le foto sono caricate in alta definizione. Ogni giorno i siti delle agenzie fotografiche online e microstock si implementano con migliaia di file da 25-35Mb l’uno con tutte le opportune keywords per farli trovare dal motore di ricerca interno della piattaforma. Qualche agenzia le filtra perché, come precisa Francesca Sciarra, “è richiesto generalmente un minimo sia in termini di risoluzione che di dimensione delle immagini, al di sotto del quale il sistema le rifiuta”.

C’è chi carica 1500 foto all’anno, con una vendita media di 200 foto/mese (perché se royalty-free possono essere riutilizzate da più clienti) e chi ne vende anche 600 caricandone molte meno.

Certo, gli incassi non sono strepitosi per i microstock (1,00-10,00 euro/foto) ma alla lunga, per un fotoamatore che svolge comunque altro tipo di lavoro o per il fotografo professionista che ha altra clientela diretta, son sempre soldini.

Ma c’è chi riesce a guadagnare sufficientemente per vivere con la sola vendita delle proprie foto grazie alle agenzie fotografiche online.

Il lavoro che si impiega ripaga poco all’inizio, ma è un investimento per il futuro. Pian piano che il portfolio cresce, il rapporto lavoro/guadagno si ribalta a favore del guadagno.

– Francesca Sciarra



Quali foto accettano le agenzie fotografiche online e di microstock?
Tutto può servire, paesaggi, città, lifestyle, concettuali, food, ritratti (con liberatorie se i soggetti sono riconoscibili!)… ma è utile che siano progettate a tavolino.

Produco sempre immagini ad hoc. Ad esempio di un luogo che visito cerco di realizzare un reportage completo di paesaggi naturali, urbani, monumenti, dettagli, folklore, tipicità ecc…

Avere un portfolio coerente è una scelta vincente per fidelizzare i clienti, i quali finiscono per riconoscerti in un genere e in uno stile e continuano a servirsi delle tue immagini.

– Francesca Sciarra

 

Solo quando ti metti nei panni di un cliente, ti rendi conto che devi produrre lavori con un potenziale commerciale, cioè vendibili. Difatti il consiglio che mi sento di proporre a tutti è quello, prima di scattare, di porsi la fatidica domanda “A chi può servire questa foto? Alla stampa, online, TV, editoria in genere?”. Se si trova una risposta possibile, si procede.

– Vincenzo De Bernardo


Se si tratta di agenzie fotografiche online ben strutturate come la Getty Images e con un buon rapporto di fiducia, Nora Bo precisa che, qualora nella banca immagini il cliente non abbia trovato ciò che cercava, si può interagire direttamente coi clienti per richieste specifiche o con gli editor dell’agenzia.

Penso che la qualità delle immagini a disposizione del mercato sia mediamente più alta e che si stiano delineando delle direzioni etiche che prima non c’erano.

– Nora Bo


Vale a dire che, ad esempio, la Getty Images ha messo al bando tutte quelle immagini in cui i corpi femminili sono più magri o più formosi rispetto alla realtà.

Anche le foto prese con un buon cellulare vanno bene, ma un’agenzia fotografica online seria come la Getty Images, precisa la stessa Nora Bo, vuole che tali immagini siano caricate in una specifica collezione categorizzata come “mobile”.


Quanto tempo impiega il lavoro con un’agenzia fotografica online o di microstock?
Al di là del tempo impiegato per progettare servizi o immagini singole ad hoc, il tempo di caricamento ed inserimento dei metadati può essere anche di un paio d’ore alla settimana. Senza vincoli di orario. Il WEB è sempre acceso per tutti!

E con soddisfazioni economiche grandi o piccole che siano.

Quando paga un’agenzia fotografica online?
A seconda del tipo di piattaforma. Non c’è una regola fissa per tutte.

Per alcune occorre raggiungere un minimo di 100 dollari, altre pagano ogni volta che si matura un credito di 50 dollari o anche 25… Il pagamento avviene tramite Paypal di solito.

– Vincenzo De Bernardo


 

Ogni inizio mese al raggiungimento di un minimo variabile ma dipende dall’agenzia. Tuttavia il fotografo può scegliere a volte la soglia minima del proprio pagamento… Ti faccio un esempio: il minimo previsto dell’agenzia è $50, io posso scegliere di essere pagata al raggiungimento di $100.

Adobe stock invece paga quando tu lo richiedi, in qualunque momento del mese.

– Francesca Sciarra


Insomma, lavorare per le agenzie fotografiche online, tutto sommato è un’esperienza suggerita dal piccolo campione di fotografi coinvolto per la stesura di questo articolo.

Penso che il microstock abbia data maggior attenzione alle immagini di qualità e abbia aperto nuovi orizzonti a tanti fotoamatori. La selezione delle foto, basata su criteri tecnici e di marketing, fa sì che abitui il fotografo alle critiche senza che si scoraggi e ad avere un atteggiamento professionale quando fotografa. Dà un cambiamento della mentalità del fotoamatore, normalmente libero da vincoli di mercato, stimolandogli il coraggio di spiccare il balzo nel mondo della foto professionale.,

– Massimo Lama


 

Non resta che provare!

28.02.2020 # 5462

Marco Maraviglia //

Back to the future, di Sergio Goglia al Palazzo Albertini di Cimitile

Diciannove fotografie del fashion photographer nel suggestivo salone del Palazzo, aperto al pubblico per l’occasione, di cui parte del ricavato andrà in beneficenza alla Fondazione San Gennaro

Il Donatore Matto, alias Sergio Cappelli, noto professionista napoletano ed animatore di iniziative culturali volte ad operazioni di beneficenza per alcune associazioni sul territorio, colpisce ancora!
Aprirà infatti al pubblico spazi ignoti ai più del Palazzo dei principi Albertini di Cimitile per ospitare nel suggestivo salone settecentesco la mostra Back to the future del fotografo di moda Sergio Goglia.
 
La mostra di Sergio Goglia, sarà inaugurata sabato 29 febbraio alle 11.30 e parte del ricavato della vendita delle fotografie sarà devoluto alla Fondazione Comunità di San Gennaro una rete di associazioni che si occupa del sostegno di attività artistico-culturali del Rione Sanità.


Dal comunicato stampa:
"Un percorso composto da diciannove fotografie, realizzate dall’artista Sergio Goglia che propone un viaggio che incrocia il fascino di corpi e sete alle opere d’arte di cui il Palazzo è scrigno e custode.
I visitatori potranno acquistare le fotografie. Per ogni opera è prevista una tiratura limitata di cinque pezzi, più una prova d’autore, con dimensioni da 70cmx70 cm a 90cmx100cm, stampa di ultima generazione con tecnologia led 7 colori. Parte del ricavato sarò devoluto alla Fondazione Comunità di San Gennaro.
All’opening, saranno presenti, insieme a Sergio Goglia e Sergio Cappelli, il parroco del Rione Sanità Padre Antonio Loffredo, il collezionista d’arte contemporanea e stilista di fama internazionale Ernesto Esposito."


In-perfezione © Sergio Goglia

Back To The Future – Ritorno al futuro è un recupero dell’antico in chiave moderna, seguendo la teoria di Leon Battista Alberti.

L’arte classica, l’arte antica, all’epoca in cui è stata realizzata, era moderna. Ho immaginato, in modo fantastico, questi corpi, custoditi dagli affreschi e dalle statue, ricatturati fotograficamente e riposti in chiave contemporanea sulle pareti e negli spazi del Palazzo. Un gioco, un intreccio di restituzione di un tempo senza tempo, in cui ieri diventa oggi e anche domani. La magia dell’arte, l’armonia dei corpi si incrociano nel luogo che li ospita da sempre e diventa tutto vivo e affascinante.
– Sergio Goglia


L’essenza di “Back To The Future” ben si coglie nello scritto con cui Ernesto Esposito introduce il catalogo:

In questa mostra la correlazione fra il luogo e le immagini è più forte che mai, rivelandosi fondamentale per la comprensione del viaggio che Sergio Goglia ci fa compiere. L’idea nasce dal fascino potente di un luogo, che ha pareti e soffitti che dichiarano la storia dei secoli trascorsi, mostrando, quasi ostentando, i segni e le ferite del tempo. In ogni creatura di Sergio, e non a caso dico creatura, e non creazione , intravedo una doppia anima. La prima più antica, che si nutre dei bisbigli delle stanze che la contengono e la trattengono; e l’altra, un’anima nuova che chiede di respirare e ha un cuore rosso che esce dal petto e vorrebbe battersi. Personaggi non in cerca di autore, ché il loro autore è Goglia, ma alla ricerca di un tempo ‘acronico’. Che riconosca loro la dignità per ciò che furono, prima di incontrare il deus ex machina che potrà salvarli. Sergio, usando con sapienza i ferri del suo mestiere, non come una fotocamera di ultima generazione, ma come un prezioso defibrillatore che riaccende la scintilla della vita in cuori fermi da troppi anni, riesce a donare loro l’opportunità del ‘dopo’, che sarà egualmente nobile, se le ferite del tempo diventeranno feritoie aperte verso il tempo.

Classico Contemporaneo © Sergio Goglia

Back to the future, di Sergio Goglia
Opening sabato 29 febbraio 2020 ore 11.30
Palazzo Albertini di Cimitile
Via Santa Teresa degli Scalzi, 76 – Napoli
La mostra potrà essere visitata, gratuitamente, da martedì 3 a sabato 9 marzo (dalle 10 alle 13)


25.02.2020 # 5438

Marco Maraviglia //

Kristin Man, A-mare. Sculture fotografiche di un mondo senza confini

In mostra all’Andrea Nuovo Home Gallery, la fotografia diventa un mezzo di sperimentazione per indagare sulla percezione dei luoghi tra mare e terra smontando i confini… non solo geografici

Chi è Kristin Man

Kristin Man è nata a Hong-Kong. Ha cittadinanza britannica del Canada. Consacra il suo lavoro sull’identità relazionale “indagando il concetto che la fluidità dei nostri oceani simboleggia la fusione di sorta e del nostro inconscio in un unico flusso”.

Fotografa sui generis. È “utilizzatrice della fotografia”.

Altre info sul suo sito.


Kristin Man cittadina del mondo

La prima volta che ho incontrato Kristin Man, fu all’inaugurazione di una mostra in una galleria d’arte. Era in compagnia di un amico in comune. Dopo pochi secondi che fummo presentati, mi chiese se la domenica successiva volevo andare a una sua festa a Capri.

Non sapevo chi era ma col tempo capii il senso di quell’invito: è il suo modo di vedere la vita, il suo modo di rapportarsi con la comunità di umani. Universale, senza confini. Né geografici, né di razza, né di sesso o religione o di status sociale: il mondo è fatto di persone. Punto.


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Lago Chiaro Mare; © Kristin Man


La fotografia di Kristin Man

Kristin Man, forte del suo essere “out-border”, oltre i confini, per A-mare ha utilizzato la fotografia in maniera insolita ma adeguata al concept delle opere.

Credo che si stia attraversando una fase di transizione in cui la fotografia ha tutte le condizioni per diventare altro, sviluppando le molteplici potenzialità comunicative attraverso nuovi modi di operare.

Un po’ come quando si consolidò la fotografia nell’800 e la pittura non poteva avere più un fine prettamente documentativo iniziando a scavalcare le sue ormai obsolete regole. Dall’Impressionismo in poi.

E credo che non sia nemmeno una questione di voler fare semplicemente arte quando si tengono a margine le consuete modalità del mezzo fotografico. Come in tutte le fasi di transizione, c’è ricerca e sperimentazione. L’artista è lo sperimentatore, l’individuo che può aprire le porte a nuove opportunità quando lo scienziato, il tecnologo, non ci arrivano.

Kristin Man è una fotografa che probabilmente ha compreso tutto ciò. La fotografia diventa per lei il mezzo e non il fine. Il mezzo per rintracciare quel rapporto di identità relazionale adottando appunto la sperimentazione.


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At Home at Sea; © Kristin Man


A-mare, i mari del mondo vissuti da Kristin Man

Kristin Man è cittadina del mondo e il suo essere sempre in viaggio tra un continente e l’altro, non può che giovarle creativamente in quanto è recettore di input di culture e visioni differenti.

La sua matrice intima ha custodito quella cultura tipica orientale che nel nostro immaginario ci ricorda quel che mette corpo e mente in sinergia. Sulla stessa lunghezza d’onda. Un sistema in cui tutto è connesso.

Che sia l’enso, l’arte degli origami o la filosofia orientale, il “causa ed effetto”, l’equilibrio Yin e Yang o certi giochi tipici cinesi, osservando le opere di Kristin Man veniamo riportati in questi contesti.

A-mare è sovrapposizione di mare e paesaggi di tutto il mondo. Intrecci di luoghi di tutti i continenti. Piani a strisce incurvate, richiamando le onde del mare, che si fondono tra di loro così come potrebbe essere la fusione onirica e percettiva dei nostri ricordi. L’inconscio accavalla ciò che non riusciamo a mettere a fuoco nella nostra memoria.

È un abbattimento dei confini non solo geografici ma temporali. Il giorno e l’alba convivono nella stessa inquadratura, le acque di Marechiaro e le selve di abeti canadesi, si intercettano.

A-mare è una filosofia di vita, l’influenza reciproca delle relazioni sociali. Un modo di esprimere l’esistenza della reciprocità delle cose.


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Mari Mare, Torus of sea; © Kristin Man


Arazzi, sculture fotografiche, e l’haute coutre di Kristin Man

Con la sua manualità Kristin Man ha realizzato opere in un certo senso artigianali, nell’accezione migliore del termine.

In galleria si possono vedere le matrici di alcuni arazzi stampati su tessuti felpati realizzati col riciclo di bottiglie di plastica provenienti dal mare.

Altre opere sono sculture fotografiche, alcune racchiuse in teche in plexiglass, la cui profondità dipende dalla dolcezza o meno delle onde del mare. Se un mare in tempesta, l’intreccio delle strisce curvilinee è più aggrovigliato e sporgente verso l’osservatore.

Uno stand per abiti raccoglie kimoni ed altri accessori che riproducono le immagini di Kristin Man.

E, dulcis in fundo, un sofà con simil-baldacchino adornato e rivestito di tessuti in A-mare style.

Un sofà non solo da guardare ma da provare, con amici, per quel senso libero, senza confini, di cui Kristin Man, una “migrante proveniente da Venere”, si consacra come ambasciatrice universale dell’accoglienza e delle relazioni umane.


A-mare, di Kristin Man

Andrea Nuovo Home Gallery

Via Monte di Dio, 61 – Napoli

Dal 25 ottobre al 24 gennaio 2020

Dal martedì al venerdì: h. 10.15 – 13.15 /16.30 – 19.00

Lunedì, sabato e domenica su appuntamento (tel. 081 18638995)

www.andreanuovo.com

25.02.2020 # 5437

Marco Maraviglia //

Bruno D’Angelo e le geomgrafiche: le grafiche geometriche informatiche

La purezza geometrica ottenuta da funzioni matematiche che genera arte grafica. L’informatica che supera alcune regole della grafica attraverso strutture che potrebbero essere il futuro grafico

Bruno D’Angelo nasce nel 1956.

Nel 1980 acquista la sua prima reflex e, da autodidatta, accentra la sua attenzione sulla composizione fotografica acquistando manuali di fotografia specifici.

Nel 1983 inizia la sua carriera di informatico e acquista il suo primo computer.

Nel 1985 si diverte a fare programmi che tracciano linee in base a funzioni matematiche di Lissajous e dintorni.

Bruno D’Angelo ha il suo primo approccio con la grafica nel 1996 sperimentando il Painter quando apparteneva ancora alla Fractal Design.


Negli ultimi anni Bruno D’Angelo ha iniziato a realizzare quelle che lui chiama geomgrafiche: immagini geometriche generate da funzioni matematiche per via informatica.

Se Aristotele fosse ancora vivo, guardando le immagini di Bruno D’Angelo, avrebbe avuto ulteriori conferme sulle sue teorie filosofiche riguardo l’estetica e il concetto di bellezza.

Armonia e ritmo sono regolati dalla matematica, dalla geometria. Se scrivessimo a casaccio le note su un pentagramma, non avremmo musica ma cacofonie. Probabilmente musica sperimentale. Alla John Cage o in avanti. Ma è un genere di bellezza che, se pur potrebbe essere di tipo emozionale, è priva di melodie che non evocano serenità. Perché sono l’ordine, la proporzione, che garantiscono la facile lettura. Un testo mal scritto, senza ritmo, senza “partitura”, con periodi lunghi o senza punteggiatura, non si lascia leggere facilmente.

L’era classica era “governata” dalla geometria: dalle proporzioni auree dei templi alle sculture dove il discobolo è un po’ l’apoteosi armonica data dall’intersezione di linee e curve.


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Serpentina © Buruno D´Angelo


Del resto sono i cardini della grafica con tutti i suoi crismi geometrici, gabbie, colonne, bottelli, stili… che la rendono pulita e più leggibile. Esempi come David Carson sono le eccezioni che confermano la regola.

Le geomgrafiche di Bruno D’Angelo sono come spartiti musicali che vengono “suonati” dall’osservatore.

Si tratta di una forma di arte astratta in cui il fruitore non deve leggere alcun messaggio ma lasciarsi andare alla propria interpretazione completando l’opera.

Sono opere che non dicono ma stimolano. Io ci metto il 50% realizzando lmmagine grafica-matematica. Il fruitore completa al 50% lpera in base al proprio background culturale ed emozionale.


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Triangolo di Tartaglia © Bruno D´Angelo


Potremmo dire che alcune geomgrafiche si avvicinano allo stile dell’Arte Cinetica, al Linearismo, passando per le opere di Franco Grignani o per l’Op Art cinetica di Antonio Barrese e, ancora, per alcune sperimentazioni di Bruno Munari o la ricerca fractale delle opere di Bruno Di Bello. Bruno D’Angelo insomma, realizza astrattismi geometrici che non sono realizzati con lo Spirograph ma con interventi informatici sui software che lui stesso scrive. Partendo da curve geometriche di cui si conosce l’equazione e trasformandole dal geometrico all’estetico.

mpre badando a un certo ritmo visivo.


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Rumore Rosa © Bruno D´Angelo


Bruno D’Angelo scopre durante una mostra, il movimento Astractura. Fondato dallo storico e critico d’arte Rosario Pinto, ne abbraccia i suoi intenti artistico-filosofici. Si sente parte di una famiglia con la quale condividere quel concetto di bellezza astratta ma pura nel suo geometrismo. Riprende quindi la sua ricerca che aveva sospeso perché trova finalmente persone con le quali confrontarsi.

Rettangoli e spirali auree sono il passato. Le funzioni matematiche potrebbero essere il perfetto connubio tra grafica, arte e geometria e chissà se i programmatori di software per la grafica non inizieranno prima o poi ad inserire dei plug-in per simulare nuovi tipi di strutture in cui inserire gli elementi grafici per impaginare un annuncio pubblicitario o un libro. Perché poi, anche se vedrete delle sfumature nelle geomgrafiche di Bruno D’Angelo, anche queste sono frutto di funzioni matematiche che generano curve e linee di 1pixel di diversa tonalità, tutte accostate tra di loro.


INFO:

Le geomgrafiche di Bruno D’Angelo

25.02.2020 # 5436

Marco Maraviglia //

Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla in mostra con “Fuga dal Museo”

Al MANN gli incredibili fotomontaggi che catapultano nella realtà contemporanea di Napoli, personaggi mitologici e dei dell’era classica.

Attenzione, questo è uno scoop! Le statue dei re della facciata del Palazzo Reale di Napoli, hanno abbandonato le loro nicchie per farsi scattare una foto di gruppo da una turista di passaggio nel bel mezzo di Piazza Plebiscito!!! Ma la sorpresa è che non ne troverete otto ma uno in più: Ferdinando IV, quello di Canova, per intenderci.

E se passate per Spaccanapoli, attenzione a non essere investiti da uno scooter con sopra L’Atlante Farnese, la scultura che normalmente dovrebbe stare nella Sala della Meridiana del MANN.

Eh sì, c’è qualcuno che all’inaugurazione della mostra di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla, non si era reso conto che si trattava di fotomontaggi. Quindi tranquilli: nessuna statua del MANN è stata maltrattata per realizzare questa mostra. È tutta finzione. Le sculture sono sempre rimaste al loro posto e si tratta solo dell’incredibile mondo di Napoli che ci regalano i due fotografi un po’ mattacchioni e con l’intento di offrire una visione popolare delle sculture Farnese. Grazie al loro senso dell’immagnifico e al Photoshop.

È un mondo divertente, anzi, una Napoli divertente quella che ci propongono Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla. Quaranta fotomontaggi in grande formato che rappresentano parte dello spirito partenopeo e delle atmosfere della città. Con ironia, simpatia, dolcezza e romanticismo. È un modo per immaginare, senza dover sognare, cosa farebbero le sculture di Afrodite, Ercole e “amici” se con la macchina del tempo si trovassero catapultate tra vicoli e scorci di Napoli..

Il nostro progetto nasce dalla volontà di dare vita alle statue del MANN, rendendole vere creature che interagiscono con la realtà. Le sculture divengono persone, che si aggirano per le città, desiderose di scoprirne i misteri, le bellezze e le paure.

Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla, Fuga dal Museo
Selfie con Ferdinando IV

Afrodite si fa un selfie, poi stende il bucato e poi, in un’altra foto ancora, si confronta con la ciaciona di Trallallà attaccata su un muro del C.so Vittorio Emanuele. Artemide fa la spesa dal fruttivendolo. Donne dell’era classica che vivono bene inserite nella realtà odierna. Si sentono a casa. Perché, in fondo, italiani e greci “stessa razza stessa gente”. Anche se a distanza di duemila anni.

Afrodite e Agrippina che inciuciano come comari fuori a un basso. Adone e Venere che si baciano alla stazione prima che parte il treno e, sullo sfondo, un manifesto pubblicitario con un bacio contemporaneo.

Effetti panning, mossi in post-produzione, filtro HDR, “trasforma altera”… a Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla, bisogna dare atto che hanno avuto un bel coraggio nel “profanare” la Grande Bellezza del MANN.

Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla
Atlante

Sono statue che vanno in libera uscita interagendo con la realtà contemporanea di Napoli. Sono fotomontaggi realizzati per cercare di avvicinare il pubblico all’arte rendendola popolare, comprensibile e leggibile da tutti.

L’intento è stato quello di stimolare una certa curiosità nel pubblico. Magari, osservando queste immagini, ci sarà chi andrà poi a cercarsele nel museo per vederle da vicino nella loro tridimensionalità. Possono piacere o meno, a noi interessa che comunque non lascino indifferente l’osservatore.

È un modo di usare la fotografia, di quelli che ho già definito “fotografia utile”: avvicinare la gente all’arte attraverso operazioni POPolari. Pop Art, per certi versi, anzi, Pop Art 2.0.

Lo sviluppo di Fuga dal Museo nasce dal successo del precedente lavoro di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla: Fantasmi a Pompei, in cui le figure dei mosaici e degli affreschi del MANN erano trasposte, sempre grazie al fotomontaggio, negli scavi dell’antica città vesuviana.

Qui vediamo invece i luoghi di Napoli frequentati dai Corridori, Venere Callipigia ecc. sul lungomare mentre aspettano sotto il sole un bus, o nella stazione Toledo della metro, al Petraio, a Castel dell’Ovo, sotto a un ficus dei giardini del Palazzo Reale. Spesso interagendo con la gente di oggi o con qualche cane di un vicolo.

È una mostra, questa di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla che non si può raccontare perché è da vedere. Con leggerezza. Sorridendo e incuriosendosi.

Fuga dal museo, di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla

MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Dal 2 dicembre 2019 al 24 febbraio 2020

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