Marco Maraviglia //
Gian Paolo Barbieri al Blu di Prussia
Fino al 28 gennaio in mostra “Fuori del Tempo”: diciotto maxi-fotografie realizzate in Madagascar, Tahiti, Seychelles
In esposizione 18 grandi immagini in bianco e nero selezionate tra quelle tratte dalla Trilogia del mare “Madagascar, Tahiti Tattoos, Equator”, della fine degli anni ‘90 e da “Dark Memories” del 2013 cui si aggiungono 24 polaroid quasi tutte inedite per lo più scattate alle Seychelles tra il 1986 e il 2006, completato dal documentario sulla vita del fotografo “Il magnifico artificio” per la regia di Francesco Raganato (SkyArte 2014) proiettato nella sala cinema della galleria.
- dal comunicato stampa
È un‘occasione speciale poter vedere da vicino alcune gigantografie di uno dei più grandi fotografi di moda internazionali che già nel 1968 fu classificato dalla rivista Stern come “tra i quattordici migliori fotografi di moda al mondo”. E lo stesso Giovanni Gastel lo definisce nel 2016 “uno dei più grandi fotografi del mondo".
Gian Paolo Barbieri, classe 1935 ma le sue fotografie restano evergreen, anzi, grandi esempi iconici della fotografia di moda. Contemporanea e, perché no, scuola per il futuro.
È nato e cresciuto nel periodo e luogo giusto per la sua professione: Milano. Quello dell‘apoteosi della moda italiana in quella grande officina della città dove i capi di Armani, Trussardi, Versace, Bulgari, Valentino, Ferrè approdavano poi sulle passerelle internazionali. Un periodo d‘oro per il Made in Italy, per tutte le riviste specializzate internazionali come Vogue, Elle, Cosmopolitan e Harper‘s Bazaar e tutto l‘entourage di fotomodelle, hair stylist, truccatori, scenografi, art director, agenzie pubblicitarie e, ovviamente, i fotografi che interpretavano su pellicola abiti eleganti, bizzarri, avveniristici, glamour, degli stilisti.
Gian Paolo Barbieri si muoveva in quel periodo storico vissuto da Richard Avedon, Helmut Newton, Diana Vreeland e gran parte degli stilisti internazionali, fotografando le donne più belle ed eleganti del mondo come Audrey Hepburn, Veruschka, Monica Bellucci e Jerry Hall, l‘ex moglie di Mick Jagger per intenderci.
I fotografi di moda italiani lavoravano tanto. Ognuno con proprie modalità tecniche e stile estetico che diventava una firma nella firma. L’impronta stilistica del fotografo esaltava la firma stessa dello stilista. Poi, sul finire degli anni ‘80 con la successione di poltrone alla Condé Nast, si interruppe l‘epopea dei fotografi di moda italiani.
Ma questa è un‘altra storia.
Gian Paolo Barbieri nasce in una famiglia di grossisti di tessuti dove, proprio nel grande magazzino del padre, acquisisce le prime competenze utili per la fotografia di moda.
Con alcuni amici attraversa alcune esperienze teatrali come attore, operatore e costumista ma è il cinema che diventa fonte di ispirazione per il fotografo che inizia a nascere in lui.
Nel novembre 1965 esce il primo numero di Vogue Italia la cui copertina è sua.
Molte delle sue fotografie sono ispirate a film come Caccia al ladro, Casablanca, Il brutto e la bella, La dolce vita, Gli uccelli, Il postino suona sempre due volte, Grand Hotel con Greta Garbo. È appassionato di neorealismo e di Visconti e non sono poche le sue citazioni dell‘arte ispirandosi all‘Espressionismo tedesco, al Futurismo, a David Hockney, Gauguin, Gericault (La zattera della Medusa per Vivienne Westwood -1997 sembra anticipare le immagini di David LaChapelle), Matisse, Magritte, Chagall, Hopper (dipingendo a terra le ombre che gli servivano). Spesso realizzando scenografie surreali, dalle prospettive distorte e tutto doveva essere realizzato dal vero perché non esisteva il Photoshop. «Prima di realizzarle le disegno (le scenografie)».
Immagini realizzate oltre 40-50 anni fa che restano contemporanee e che nulla hanno da invidiare a quelle dei fotografi internazionali del calibro di Irving Penn o Avedon.
Ha sperimentato le Polaroid iniettandoci all‘interno i colori Ecoline durante i pochi minuti del loro sviluppo; ha realizzato immagini con false ombre per mezzo di doppie e triple esposizioni sullo stesso supporto. Ha usato il banco ottico per falsare, con i basculaggi, i piani di messa a fuoco. Ha realizzato le sue cinegrafie anticipando gli effetti visivi di Bill Viola. È stato il primo a fotografare uomini per Vogue.
Che dire, un esploratore della fotografia che avrà pur avuto carta bianca dalla committenza per realizzare le sue idee ma perché evidentemente sapeva, questa committenza, che Barbieri aveva gli strumenti culturali, oltre che tecnici, per realizzare le sue idee libere. Quando cambiò lo scenario per i fotografi di moda italiani come sopra accennato, ebbe il coraggio di iniziare un altro tipo di esplorazione. Più intima e riflessiva, rimettendosi in discussione, reinventandosi, esplorando nuove frontiere della fotografia addentrandosi nel fotoreportage etnico, trascorrendo lunghi periodi nelle Seychelles, in Madagascar, a Tahiti. E senza mai separarsi dall‘ingombrante e affezionato banco ottico.
Ricerche fotografiche ma anche antropologiche con un occhio all‘arte Classica greca dove tatuaggi, volti, corpi, animali e territorio sono ritratti nella loro essenziale purezza erotica dai bianconeri perfetti.
Fotografare in bianconero raccogliendo tutta la gamma di grigi, neri e bianchi, lascia all‘osservatore l‘immaginazione di una foto coi colori come meglio crede.
- Gian Paolo Barbieri
Ma non è tutto. E fortunatamente tutto ciò che riguarda Gian Paolo Barbieri è stato già scritto e detto.
Gian Paolo Barbieri
“Fuori dal Tempo”
a cura di Maria Savarese
Dal 21 ottobre 2022 al 28 gennaio 2023
Al Blu di Prussia
Via Gaetano Filangieri, 42
Orari: martedì-venerdì 10.30-13/16-20; sabato 10.30-13
Ingresso libero