Marco Maraviglia //
Tobias Zielony e l‘architettura di Aldo Loris Rossi
Overshoot, fotografia di architettura sociale in mostra alla galleria Lia Rumma
Ci sono architetture contemporanee misconosciute a Napoli, che passano inosservate o che a volte non sono aperte al pubblico perché magari presenti nei cosiddetti obiettivi sensibili. O perché edifici residenziali e quindi proprietà private condominiali che, se varcate senza motivate ragioni, si è penalmente perseguibili secondo l‘art. 614 del codice penale.
Il complesso del Nuovo Policlinico possiamo attraversarlo, visitarne i viali, farci jogging. Idem per il Centro Direzionale. Ma per entrare in questi edifici per fotografarli o visitarli, il discorso cambia. Senza parlare di alcuni parchi condominiali dalle notevoli caratteristiche architettoniche ma il cui ingresso è, ovviamente, riservato ai soli condomini.
Poi ci sono alcuni casi di rilevanza artistico-culturale che portano a rendere facilmente accessibile gli spazi di alcuni edifici ai visitatori, viaggiatori, turisti, curiosi e appassionati di architettura come ad esempio la Cité Radieuse di Le Corbusier a Marsiglia. Senza prenotazione, senza guida, senza personale di sorveglianza che ti osserva. Perché comunque sei monitorato dalla reception via telecamere.
Se saliamo via San Giacomo dei Capri, al termine non possiamo non accorgerci dell‘imponente edificio chiamato “la nave” che si affaccia su di noi. È di Aldo Loris Rossi. Ma chi ha mai visitato i suoi interni?
La bellezza del lavoro del fotografo è quella di riuscire a fotografare questi siti per mostrare ciò che non vediamo, non possiamo vedere o ciò di cui non ci accorgiamo che esiste. O che non ne sappiamo nemmeno l‘esistenza.
Tobias Zielony alla galleria Lia Rumma ci mostra un lavoro sul complesso residenziale Piazza Grande ai Ponti Rossi e di La Casa del Portuale, nella zona di via Marina, dell‘architetto Aldo Loris Rossi scomparso nel 2018 al quale è stata dedicata recentemente una mostra con i suoi disegni originali presso la Facoltà di Architettura a Palazzo Gravina.
Tobias Zielony fa quella che definirei fotografia di architettura sociale. Un genere che dovrebbe far riflettere sulla vivibilità nei contesti urbani e sensibilizzare sul patrimonio estetico delle città.
Qui non troverete immagini fatte a banco ottico, in alta definizione, basculate con linee cadenti parallele, punti di fuga “scientifici” e realizzate a luce diurna dove le ombre fanno da contraltare per esaltare le forme architettoniche.
Il lavoro proposto da Zielony non intende mostrare tutto ciò ma una parte più viscerale, crepuscolare, “maledetta” di questi due complessi.
Fotografie scattate principalmente la sera o durante la blue hour, come ad alcuni fotografi piace dire, con punti di vista che ricercano composizioni tra il cielo e le forme del cemento, tra dettagli di rampe e facciate riprese in esterni e campi lunghi con viste d‘insieme.
Atmosfera industriale, cupa, tenebrosa per certi versi ma che evidenziano i segni più intimi di una parte dell‘urbanistica di Napoli.
E c‘è della presenza umana in queste immagini. Alcuni ritratti in esterni o interni, dove i soggetti sono estranei alla presenza del fotografo ma integrati nel contesto urbano come se fossero protagonisti di un film underground. Dove la trama è il silenzio e un certo disagio sociale connesso con un habitat fatto di volumetrie di cemento. Una presenza umana avvertibile anche nelle immagini a campo lungo dove la luce delle finestre a tono caldo contrasta, in un‘aura di malinconia, con l‘atmosfera urbana delle suggestive curve architettoniche di Aldo Loris Rossi.
Overshoot è l‘ultima serie fotografica realizzata quest‘anno a Napoli dall‘artista tedesco e commissionata dal Museo Madre per il recente progetto espositivo “Il resto di niente”, a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti.
Bio
(1973, Wuppertal, Germania), studia fotografia alla University of Wales di Newport e all‘Accademia di Belle Arti di Leipzig.
È riconosciuto a livello internazionale per i suoi progetti a lungo termine con adolescenti e giovani adulti ritratti in particolari contesti architettonici e sociali. Zielony opera a livello globale ed esplora l‘intersezione tra affermazioni finzionali e documentarie e indaga il potenziale politico ed estetico, nonché i confini dell‘autentica auto-rappresentazione. Nel 2010 ha realizzato con la Galleria Lia Rumma il progetto “Vele”, dedicato all‘omonimo complesso residenziale concepito negli anni ‘60-‘70 dall‘architetto Franz Di Salvo nel quartiere di Scampia, alla periferia nord di Napoli. Il progetto è stato presentato nel 2012 in due grandi mostre, al MAXXI di Roma e al Philadelphia Museum of Art.
Tra le principali mostre personali ricordiamo inoltre: “Dark Data”, Marta Herford (2022); “The Fall”, Folkwang Museum Essen (2021); “Jenny Jenny”, Berlinische Galerie (2013); “Tobias Zieony”, MMK Zollamt Frankfurt (2011); “Manitoba”, Camera Austria Graz (2011); “Story/No Story”, Kunstverein Hamburg (2010). Nel 2015, con il lavoro “The Citizen” è tra gli artisti invitati a esporre nel Padiglione Tedesco, curato da Florian Ebner, alla 56a Biennale di Venezia. Ha vinto il premio GASAG nel 2006 e il Karl-Ströher-Preis nel 2011; ha partecipato all‘International Studio Program, New York (2006). Tra le pubblicazioni più recenti: “Wolfen” (2023), “The Fall” (2021), “Vele” (2014), “Jenny Jenny” (2013), “Manitoba” (2010), Spector Books; “Maskirovka”, Mousse Magazine (2017); “Story / No Story”, Hatje Cantz (2010). Dal 2022 è professore di fotografia presso la HFBK di Amburgo.
Overshoot
Di Tobias Zielony
Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani 12 - Napoli
Orario galleria: martedì - sabato, 11:00 - 13:00 / 15:30 - 19:00
Info: 081 19812354; info@liarumma.it
Foto: © Tobias Zielony Courtesy Galleria Lia Rumma Milano | Napoli