Marco Maraviglia //
Matteo Anatrella e l‘origine della vita
Freedom in mostra al Kestè, il desiderio di rinascita
Lasciare l‘utero ed entrare nel mondo è forse il trauma, seppur naturale, più violento che subiamo.
Forse perché, per un qualche meccanismo di memoria biologica, siamo consapevoli di iniziare il lungo percorso della vita che avrà una sua fine.
Passiamo da uno stato di benessere, di pace indotta dal liquido amniotico, da una casa in cui abbiamo vissuto per nove mesi sentendoci al sicuro, al caos della vita.
Da quel momento in poi riceviamo carezze e coccole per aiutarci ad affrontare il nuovo mondo. E poi, man mano che cresciamo, sviluppiamo linguaggio e sentimenti.
Durante la crescita abbiamo tappe da compiere, boe da raggiungere, traguardi da tagliare. Con problemi annessi da risolvere, sconfitte, oltre che successi, tormenti che si alternano a gioie… insomma: la vita.
E nella vita è nostro dovere e diritto rendercela leggera e piena di belle emozioni per perseguire la felicità.
Visto che non è per sempre.
Freedom è il titolo della mostra fotografica di Matteo Anatrella.
Sono immagini che evocano la ricerca di una libertà intima, da conquistare con forza, energia, senza risparmiare la potenza dell‘anima, attraversando la sofferenza, dove l‘elemento acqua è il fil rouge che collega i soggetti ritratti alla metafora della pace nell’utero materno. Per trovare la comfort zone d‘origine. Tornare all‘origine. Per sentirsi mentalmente in quella saccoccia liquida di bel riposo.
È l‘Acqua la base della vita da cui proveniamo.
Il suo benessere lo consideriamo bevendo, quando piove sui campi agricoli che daranno i frutti che ci nutrono, quando ci immergiamo in mare e svaniscono, come in una fantastica magia, ansie, stress e cattivi pensieri.
«Acqua/Archè... dove non c‘è acqua non c‘è vita» è da questo assunto di Talete di Mileto che prende forma il lavoro di Matteo Anatrella, affascinato dal principio dello stesso filosofo greco secondo cui tutto ha origine dall‘acqua. Perché infatti, senza acqua, nessuna forma di vita è possibile. Almeno per quella che noi terrestri intendiamo con la parola vita.
C‘è del pathos in queste fotografie. Tensioni corporee dei soggetti che, per restare in tema dell‘antica Grecia, richiamano l‘estetica della scultura classica rivista in forma contemporanea e con un telo che avvolge i corpi nudi che potrebbe evocare l‘amnio dal quale si distacca il neonato.
Potrebbero sembrare doppie esposizioni montate poi in postproduzione, ma in realtà sono realizzate in scatti unici con due flash i cui tempi non sono sincronizzati tra loro. Giusto per il tempo di cambio posa dei soggetti. Che risultano sdoppiati in immagini dinamiche di mosso creativo, caratteristica dei lavori di Anatrella, quasi a voler significare la ricerca della libertà tra la nascita e la vita.
Sono oltre trenta fotografie esposte, in formato 30x40 cm, selezionate da oltre cento scatti.
In bianconero.
Matteo Anatrella (Napoli, 1975)
Nel 2009 le immagini realizzate da Matteo Anatrella accompagnano la rappresentazione teatrale “Anima Mundi” di Fulvia Innocenti. Nel 2011 lo studio di progettazione Raro Design gli commissiona una serie di tavole nelle quali, il fotografo, affronta “la simbiosi organica del design col corporeo”, nasce così la raccolta “Interazioni Corporee”. Del 2012 è il progetto “Come back home” ispirato al libro di Baricco “Mr Gwyn”, nel quale affronta la ricerca dell‘Io. Nel 2015 arriva la prima personale al PAN di Napoli, poi a Teatro Aperto Fonderia (VR), con “Soul and Matrix Involucri dell‘Anima” un progetto fotografico con live performance, che ancora una volta ruota attorno al concetto di anima e materia. Nel 2018 “Cactus” (Gechi edizioni) in collaborazione con la poetessa Melania Panico, un intervento per “L‘Arte su tutto” (E. Giampaolo - RP libri); 2020 copertina “Peso Specifico dell‘attimo” (P. Pisano - Oèdipus). Nel 2021 ha esposto il progetto editoriale “INVISIBILE” presso ARTgarage, divenuto nello stesso anno un libro della serie “Argento lunare” di Oèdipus col titolo “Cactus due”.
Negli anni numerose le collaborazioni con aziende e magazine nazionali ed internazionali.
Leaving the womb and entering the world is perhaps the most violent, albeit natural, trauma we endure.
This might be due to some form of biological memory, making us aware that we are beginning life’s long journey, which will eventually come to an end.
We transition from a state of well-being, a peace induced by the amniotic fluid, from a home we’ve inhabited for nine months, where we felt safe, into the chaos of life.
From that moment on, we receive caresses and care to help us face this new world. As we grow, we develop language and emotions.
During our growth, we reach milestones, achieve goals, and overcome challenges—both failures and successes, torment alternating with joy. In essence, this is life.
And in life, it is our right and duty to make it lighter and filled with beautiful emotions in our pursuit of happiness.
Because it’s not forever.
Freedom: Matteo Anatrella’s Photography Exhibition
Freedom is the title of the photography exhibition by Matteo Anatrella.
These images evoke the search for intimate freedom, to be conquered with strength and energy, not sparing the soul’s power as one crosses through suffering. The element of water serves as the common thread, linking the subjects portrayed to the metaphor of the peace found in the mother’s womb. It aims to rediscover the comfort zone of origin, to return to the beginning, to feel mentally in that liquid pouch of restful peace.
Water is the foundation of life, from which we come. We recognize its benefits when drinking it, when it rains on agricultural fields that will bear the fruits that nourish us, and when we immerse ourselves in the sea, where stress and worries disappear like magic.
Water as the Arche of Life
“Water/Archè… where there is no water, there is no life.” This statement by Thales of Miletus forms the basis of Matteo Anatrella’s work, inspired by the Greek philosopher’s principle that everything originates from water. Without water, no form of life is possible—at least, not the kind we humans refer to as life.
There’s pathos in these photographs. The bodily tensions of the subjects, evoking classical sculpture from ancient Greece, are revisited in a contemporary form. A cloth envelops the nude bodies, reminiscent of the amnion from which a newborn detaches.
At first glance, the images might seem like double exposures layered in post-production, but in reality, they are unique shots created using two flash units with unsynchronized timing, allowing just enough time for the subjects to change poses. This results in dynamic, creatively blurred images, a signature of Anatrella’s work, symbolizing the search for freedom between birth and life.
Over thirty black-and-white photographs are on display, sized 30x40 cm, selected from more than a hundred shots.
Matteo Anatrella (Naples, 1975)
In 2009, Matteo Anatrella’s images accompanied the theatrical performance “Anima Mundi” by Fulvia Innocenti. In 2011, the design studio Raro Design commissioned a series of panels, in which the photographer explored the “organic symbiosis of design with the body,” resulting in the collection titled “Interazioni Corporee”. In 2012, the project “Come back home”, inspired by Baricco’s book “Mr Gwyn”, addressed the search for self. His first solo exhibition took place in 2015 at PAN in Naples, and later at Teatro Aperto Fonderia (Verona) with “Soul and Matrix Involucri dell’Anima”, a photographic project with live performance, again revolving around the concept of soul and matter. In 2018, he collaborated with poet Melania Panico on the project “Cactus” (Gechi editions), which later became part of the publication “L’Arte su tutto” (E. Giampaolo - RP libri). In 2020, his photography graced the cover of “Peso Specifico dell’attimo” (P. Pisano - Oèdipus). In 2021, his editorial project “INVISIBILE” was exhibited at ARTgarage, and later published as part of Oèdipus’ “Argento lunare” series with the title “Cactus due”.
Freedom
di Matteo Anatrella (Produzione di ANeMA project)
coordinamento del progetto di Annarita Mattei
Kestè (art director Fabrizio Caliendo)
Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, 26/27 - Napoli
Inaugurazione: 22 ottobre ore 19.00
Fino al 10 novembre 2024