Scrivono, disegnano, digitano, carezzano, plasmano, grattano, tastano, accompagnano con il loro movimento conversazioni e discussioni; quando non si conosce una lingua straniera la loro mimica aiuta a comunicare perché alcuni gesti sono internazionali.
Sono le mani! Patrimonio preziosissimo del corpo umano che, senza di esse, molti lavori non potrebbero essere fatti.
Il fotografo Franco Esse, nel corso degli anni della sua attività professionale, implementa una sua ricerca sulle mani che incontra in occasioni di lavoro e nella vita privata. Ci mostra una carrellata di “ritratti” dove non vedi volti ed espressioni ma primi piani di mani che raccontano o lasciano immaginare il lavoro e la vita delle persone alle quali appartengono.
È un elogio visivo alle mani, al quale Esse si accorse di starci lavorando inconsapevolmente allorquando lo scrittore e critico d‘arte David Miliozzi, gli fece notare che in ogni suo lavoro erano presenti degli scatti fotografici che ritraevano mani in maniera ravvicinata.
Dettagli ripresi in contesti diversi che, estrapolati dai singoli lavori realizzati per le aziende, hanno fatto sì da creare un filone parallelo, un progetto autonomo.
Nell‘arte le mani sono (state) spesso protagoniste e oggetto di studio dei più grandi artisti come gli schizzi degli studi di Leonardo; le mani che disegnano di M. C. Escher; e poi quelle di La creazione di Adamo di Michelangelo, il cui dettaglio della Cappella Sistina è divenuto oggetto di meme e della comunicazione contemporanea. In ogni opera che si rispetti, che sia un dipinto o una scultura, l‘importanza che viene data alle mani dall‘artista, è un valore aggiunto. Indispensabile, per certi versi.
Analogamente, nella fotografia di moda si evince la qualità delle immagini se l‘impostazione delle mani delle modelle è ben curata.
È forse comprensibile come invece le immagini sintetiche non possano definirsi opere in senso lato per la difficoltà dei software di non riuscire ancora a riprodurre in maniera perfetta le mani.
Perché le mani sono un po‘ l‘anima della persona a cui appartengono. Le mani raccontano parte della storia di una persona o il suo carattere che non può essere creato da un algoritmo in una manciata di secondi. Non a caso durante alcuni colloqui di lavoro, l‘esaminatore osserva anche le posizioni che assumono le mani del candidato e come si muovono quando il soggetto parla.
Le immagini di Franco Esse, sono state realizzate dal 1998 al 2024. Allestite seguendo da sinistra verso destra la loro sequenza temporale e dove l‘ultima foto ritrae le mani della madre recentemente scomparsa.
Fotografie di mani che lavorano, che riposano, di momenti intimi e privati, tutte in bianconero e che evidenziano l‘azione del movimento, la texture della pelle, il rilievo delle vene, fili di rughe, callosità.
Una panoramica dove viene annullato l‘arco temporale delle immagini stesse perché l‘osservazione si concentra sulle mani, la loro articolazione, la loro forma.
Sopra le trenta fotografie 30x40 che riempiono l‘intera parete del suggestivo showroom della storica Fornace Falcone, sono applicate alcune parole tratte dalla poesia di David Miliozzi, Ode alle mani, la cui lettura sembra un immaginario myriorama letterario:
Oh mani, identità nostra, specchio di un‘anima viva, fragile, libera, inquieta, intrecciata, incallita, sudata.
Oh mani, ritratto prensile della volontà, avanzate nell‘ombra in linee morbide, spezzando chiaroscuri.
Voi toccate, stringete, salutate, colpite, pregate, lavorate.
Oh mani, che attraversate l‘aria e la luce, scorci sublimi dell‘umano agire, testimoni affaticate della nostra esistenza, del tempo che fugge. Danzate nello spazio stringendolo tra le dita, fate luce nel buio, rinnovando lo sguardo.
Oh mani, delicate, ruvide, vellutate, rattrappite. Sul vostro corpo i segni e le ferite sono conoscenza che ha bisogno di cure. Decine di miliardi di mani si muovono con grazia sulla terra, fino a oriente, dove il sole sorge sul mare. Si sfiorano, si incontrano, raccontano storie vere e assurde, così diverse eppure così simili, spiccano il volo come uccellini affamati d‘amore, verso volti tristi e occhi sorridenti, per un mondo di carezze e di dolore.
- David Miliozzi
Mani. Non sempre osserviamo le mani delle persone che ci circondano. Eppure, questo lavoro di Franco Esse dovrebbe stimolarci a osservarle. Per conoscere magari meglio le persone intorno a noi.
Bio
Franco Esse nasce a Napoli nel ‘55, in una famiglia di artisti e fotografi. Apprende fin da piccolo la tecnica fotografica nello studio del padre. Dopo gli anni del Liceo Artistico e della facoltà di Architettura, in cui approfondisce il suo interesse per la “figura” e la forma, inizierà a Berlino il lavoro su grande formato e “in studio”. Lavora all‘estero (Argentina, Francia, Germania, Iran, Turchia) e, in particolar modo, in Africa (Marocco, Libia, Egitto, Togo, Benin, Mauritania) dove prosegue la sua ricerca sulla luce e sulla figura umana. Numerose mostre e personali e pubblica, tra gli altri, su Kultur, Architettura, NDR, Interni, DOVE e per l‘editoria internazionale. Ha lavorato a 15 cataloghi per artisti nazionali e stranieri; per Electa, DeRosa, Soprintendenza ai monumenti di Cosenza, Cogeco, CGIL, Ass. per l‘Archeologia Industriale, Regione Molise, Mededil-Italstat, BMW, AtiTech.
Realizza immagini fotografiche per aziende come Marotta Aereonautica, Caremar Navigazione, Broccoli Calzature, Peluso Calzature, Mustilli Vini, Terre Del Principato Vini , Gallotti & Radice Arredo Vetro, Joe Monaco Orologi, Costa Bruzia Surgelati, “Les Tortues” oggettistica in ceramica.
They write, draw, type, caress, shape, scratch, touch, accompanying conversations and discussions with their movement; when a foreign language is unfamiliar, their mimicry helps to communicate because some gestures are universal.
These are hands! A precious asset of the human body—without them, many jobs could not be done.
Photographer Franco Esse, over the years of his professional career, has developed a personal exploration of hands he encounters in both his work and personal life. He shows us a collection of “portraits” in which there are no faces or expressions—only close-ups of hands that tell, or hint at, the work and lives of the people to whom they belong.
It’s a visual tribute to hands, something Esse realized he’d been working on unconsciously when writer and art critic David Miliozzi pointed out to him that every one of his works included close-up shots of hands.
Captured in diverse contexts, these details, extracted from individual projects created for companies, eventually formed a parallel stream—a standalone project.
In art, hands have often been central subjects and studies for great artists—like Leonardo’s sketches, M.C. Escher’s Drawing Hands, and Michelangelo’s The Creation of Adam, where the detail in the Sistine Chapel has become a staple of contemporary memes and communication. In any respected artwork, whether painting or sculpture, the artist’s attention to hands adds an essential layer of value. Indispensable, in some ways.
Similarly, in fashion photography, the quality of an image is evident when the models’ hands are positioned with care.
It may also be understandable that synthetic images cannot fully be called “works” in the same sense due to software’s ongoing challenges in perfectly replicating hands.
Because hands, in a way, embody the soul of the person to whom they belong. Hands reveal part of a person’s story or character—something that can’t be created by an algorithm in a matter of seconds. Not by chance, during some job interviews, the examiner also observes the position and movements of the candidate’s hands while speaking.
Franco Esse’s images were created from 1998 to 2024. Displayed from left to right in chronological order, the final photograph captures the hands of his recently deceased mother.
Photographs of working hands, resting hands, intimate and private moments—all in black and white—highlighting the movement, skin texture, raised veins, lines, and calluses.
A panorama that neutralizes the time span of the images themselves, directing the viewer’s focus on the hands, their articulation, and their shape.
Above the thirty 30x40 photographs that fill the entire wall of the historic Fornace Falcone’s evocative showroom, a few words from David Miliozzi’s poem Ode to Hands are displayed, reading like an imagined literary myriorama:
Oh hands, our identity, mirror of a living, fragile, free, restless, intertwined, calloused, sweaty soul.
Oh hands, gripping portrait of will, advancing in the shadow in soft lines, breaking through chiaroscuro.
You touch, grasp, greet, strike, pray, work.
Oh hands, traversing air and light, sublime glimpses of human action, weary witnesses of our existence, of fleeting time. Dance in space, grasping it between your fingers, bring light to darkness, renewing our gaze.
Oh hands, delicate, rough, velvety, gnarled. On your body, the marks and scars are knowledge that needs care. Tens of billions of hands move gracefully on the earth, to the east, where the sun rises over the sea. They brush against, meet, tell true and absurd stories, so different and yet so similar, taking flight like birds hungry for love, toward sad faces and smiling eyes, for a world of caresses and pain.
• David Miliozzi
Hands. We don’t always notice the hands of those around us. Yet, this work by Franco Esse should inspire us to observe them—to perhaps get to know the people around us better.
Bio
Franco Esse was born in Naples in ’55, into a family of artists and photographers. He learned photographic techniques at a young age in his father’s studio. After years in Art High School and studying Architecture, which deepened his interest in “figure” and form, he began working with large format and studio photography in Berlin. He has worked abroad (Argentina, France, Germany, Iran, Turkey) and, especially, in Africa (Morocco, Libya, Egypt, Togo, Benin, Mauritania), where he continued exploring light and the human figure. He has held numerous solo and group exhibitions and has been published in Kultur, Architettura, NDR, Interni, DOVE, and other international outlets. He has produced 15 catalogs for national and foreign artists, collaborating with Electa, DeRosa, the Monuments Superintendent of Cosenza, Cogeco, CGIL, the Industrial Archaeology Association, the Molise Region, Mededil-Italstat, BMW, and AtiTech.
He creates photographic images for companies like Marotta Aeronautics, Caremar Navigation, Broccoli Shoes, Peluso Shoes, Mustilli Wines, Terre Del Principato Wines, Gallotti & Radice Glass Furniture, Joe Monaco Watches, Costa Bruzia Frozen Foods, and “Les Tortues” ceramic items.
M&M mani e materiali
di Franco Esse
a cura di Lucio Del Gobbo
showroom Fornace Falcone
presso Cilento Outlet Village, SS 18 Tirrena Inferiore, 84025 Corno D‘oro, Eboli (SA)
dal 2 al 31 novembre 2024
Orario negozio
Ingresso libero