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31.07.2024 # 6436
Ritratto Fotografico Sensibile

Federica Cerami //

Ritratto Fotografico Sensibile

La fotografia di ritratto è amata da un pubblico trasversale, perché funge, per tutti, da possibile specchio nel quale riflettersi o da oasi mentale nella quale fermarsi e pensare a sé stessi e al proprio mondo.

L’idea del ritratto fotografico si riferisce a una opera artistica che rappresenta una persona o un gruppo, secondo la riconoscibilità, nelle forme ma, in qualche modo, anche nei contenuti, creando un ponte emotivo e comunicativo con i suoi spettatori.
Quest’anno, in veste di lettrice di Portfolio, al Festival Fotoincontri 2024, ho avuto l’occasione di poter leggere il Portfolio fotografico di Alessandro Magagna dal titolo SPB, che mi ha incantato per la sua leggerezza calviniana e la sua profondità emozionale.
Questo acronimo sta a indicare il tipo di fotografia realizzata e, al tempo stesso, anche il metodo di lavoro che Alessandro ha inventato otto anni fa, ovvero: Sensitive Portrait Box 
Realizzare un ritratto fotografico interessante non è così semplice come potrebbe sembrare perché occorre, non solo porsi il problema di avere qualcosa da dire sul soggetto in questione, ma è necessario stabilire un approccio, con il proprio soggetto, che porti ai risultati immaginati e dica anche qualcosa del suo autore agli spettatori.
Giovanni Gastel in una spumeggiante intervista rintracciabile in questo link , elargisce dei consigli molto utili per realizzare una fotografia di ritratto che porti concretamente la firma del suo autore.
Tutto è sintetizzabile in un concetto semplice: il fotografo deve conoscere sé stesso e il suo mondo per poi trovare il modo di proiettare tutto ciò su i suoi soggetti fotografati al fine di realizzare fotografie come una doppia tracce di presenza viva del suo autore e del suo soggetto.
Alessandro, che nel suo curriculum ha esperienze fotografiche piene di sensibilità verso il mondo che approccia, decide, un giorno, di unire le sue passioni per la musica, per la fotografia e per le relazioni umane e inventa la SPB, uno strumento volto a creare un filo rosso con tutte le persone incontrate e a generare una forte poesia a beneficio dei suoi spettatori.
La sua scatola per i “ritratti sensibili”, da allora ad oggi, ha fotografato circa 500 persone.

Riprendo le sue parole per raccontare la sua invenzione:
“È una cabina, nera. Una sorta di scatola in cui una volta entrati ci si isola dal mondo esterno.
È una cabina nera, all’interno si trovano uno sgabello, una cassa acustica e una luce.
La persona che partecipa alla performance deve solo entrare, sedersi e sentirsi libera.
Di fronte al viso un foro e l’obiettivo della macchina fotografica. All’esterno della scatola ci sono io che aspetto che la persona dentro la scatola si metta seduta, pochi attimi di silenzio e scatto una foto. Qualche secondo dopo lo scatto, faccio partire una canzone scelta da me.
La scelta è puramente casuale e non è mai la stessa.
La musica si diffonde nella SPB e io scatto una seconda foto.
Due scatti, due pose: una in silenzio, l’altra con la musica”.
Una ricca selezione del lavoro di Alessandro, con la sua SPB è consultabile in questo link, che apre le porte alle emozioni difficili, talvolta, da esternare e da raccontare. 
Chissà se dopo aver visto queste fotografie non vi verrà voglia di ascoltare le canzoni legate ad ogni dittico presentato, per provare a sentire questi scatti più vicini a voi.
Questa credo che sia una delle infinite magie della fotografia di autore: creare comunità di intenti e di passioni tra persone, che nemmeno si conoscono, senza limiti di tempo e di confini.

31.07.2024 # 6435
Ritratto Fotografico Sensibile

Federica Cerami //

Prescrizioni fotografiche per la vacanza

Se state per staccare la spina, per godervi il meritato riposo estivo, dopo un anno di lavoro, potrebbero tornarvi utili le mie prescrizioni fotografiche

Se state per staccare la spina, per godervi il meritato riposo estivo, dopo un anno di lavoro, potrebbero tornarvi utili le mie prescrizioni fotografiche.
Senza impegni di lavoro, senza orari prestabiliti e senza nemmeno precisi obiettivi da mettere a punto, la vacanza può facilmente diventare l’immagine concreta della sua etimologia.
Il VACUUM degli antichi romani, da intendere come spazio vuoto nel quale andarsi a rigenerare, può assumere le forme di un vuoto smarginato, da riempire indiscriminatamente, a tutti i costi, senza compiere alcuna selezione.
Qualsiasi relazione avete con la fotografia, prima di andare in vacanza vi suggerisco di dedicarvi del tempo per ricordarvi di cosa avete realmente bisogno prima di lasciarvi andare a una produzione fotografica composta di una serie di scatti di indistinti momenti irripetibili.
Viaggiamo portando con noi un bagaglio fatto di vissuti personali, più o meno pesanti, di aspettative da dissimulare velocemente, di quel sottile, ma persistente senso di precarietà che non ci fa mai arrivare dove realmente vorremmo e di eccentrici occhialoni con le lenti rosa che ci mostrano rappresentazioni del mondo perfette, iconiche e senza alcuna sbavatura.
Con queste premesse, al rientro dalle vacanze, il rapporto con la realtà diventerà due volte più difficile da smaltire poiché avremo lasciato a casa una parte fondamentale del nostro processo creativo e percettivo fotografico, ovvero la nostra inimitabile e irripetibile autenticità.
Occorre partire con una valigia leggera ma concreta, specchio della nostra reale essenza, riempita da poche cose, ma utili per passare questo tempo con noi stessi, senza sovrastrutture e inganni.
Lasciamo a casa maschere, corazze e filtri di bellezza che sembrano proteggerci dall’insostenibile idea del vuoto e mettiamo in valigia una dose abbondante di surrealismo fotografico, sia teorico che pratico, che, vi garantisco, ci aiuterà a essere liberi in ogni circostanza.
Sarà da questo punto in poi che potremo permetterci di essere noi stessi, nella luce e nell’ombra, nei colori e nel bianco e nero, nelle nostre visioni e nelle nostre riletture del mondo.
Nel Manifesto del Surrealismo, pubblicato da Andrè Breton nel 1924, questo movimento viene definito come: Automatismo psichico puro, con il quale si intende esprimere sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento REALE del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.
Questa esigenza di abbandonarsi al surrealismo nasce, nella Parigi di inizio novecento, con la lettura dell’interpretazione dei sogni di Freud, nel quale si afferma che i temi del sogno e dell’inconscio devono avere un ruolo centrale in una società all’insegna del progresso.
Verranno privilegiati, in tal senso, gli aspetti propositivi e liberatori presenti nell’inconscio e nell’esperienza del sogno, capaci, secondo i surrealisti, di rivelare la reale natura delle cose.
Il surrealismo, fondando le sue radici nell’esaltazione dell’inconscio e del subconscio, nell’ambito del processo creativo, permette all’uomo, togliendo le restrizioni della ragione, di essere libero di esprimere la parte più autentica del suo essere. 
Vi auguro questa libertà che va oltre il socialmente accettato, travalica i confini del gusto fotografico imperante e porta, con forza, la firma di chi la riesce a esprimere
Attraverso il Surrealismo lo spettatore, ma anche il creatore d’arte può mostrare una realtà diversa che esiste in un universo che non può essere toccato, ineffabile come un sogno o reale come il mondo visto con gli occhi di bambino.
La fotografia, con questa premessa, è uno degli strumenti più efficaci per far emergere gli aspetti profondi e sorprendenti della quotidianità, paradossalmente, attraverso l’esaltazione dell’ambiguità delle immagini, di cui è costituita la realtà fino a rendere l’oggetto fotografato apparizione misteriosa, ambigua e spesso inspiegabile attraverso la sola ragione. 

10.07.2024 # 6434
Ritratto Fotografico Sensibile

Marco Maraviglia //

Massimo Siragusa archeologo del tempo

Vuoti di memoria. Sicilia ‘43: le immagini di oggi. Una mostra extrasensoriale

A Catania c‘è un museo dedicato allo sbarco degli alleati avvenuto il 10 luglio 1943. È il Museo storico dello Sbarco in Sicilia. In questo museo c‘è lo spazio espositivo Phil Stern Pavilion che ospita 70 fotografie dello stesso Stern che documentò l‘Operazione Husky. Un vero tempio della memoria dove Massimo Siragusa espone il suo ultimo lavoro.

 

A cosa serve ricordare? Perché rispolverare il passato? Perché celebrare giorni della memoria? Cercare, trovare e conservare tracce del passato aiuta a migliorare il futuro? O solo per intristire i comuni mortali che non sono mai stati artefici di crimini contro i propri simili?

Massimo Siragusa in questa occasione si è messo nei panni di un archeologo del tempo. Alla ricerca dei segni ancora presenti nei luoghi della Sicilia che ricordano i giorni dello sbarco degli alleati.

E lo fa allontanandosi dal suo modo consueto e ghirriano di fare fotografia, quello di scattare in high key, al limite della sovraesposizione lasciando il punto bianco. Qui infatti, in oltre 30 fotografie in mostra, l‘occhio deve entrarci allargando la pupilla, come osservare nella penombra e nell‘ombra. Un low key che intensifica quel contesto drammatico fatto di notti insonni degli abitanti dell‘isola, di respiri affannosi di paura e fatica dei soldati immersi nell‘ascolto e nelle attese di mosse del nemico. Tra bunker, casematte, trincee e aperta campagna.

 

Massimo Siragusa ha creato un rapporto empatico col territorio, andando oltre il lavoro di pura documentazione. Immagini notturne che lasciano intuire la difficoltà degli spostamenti al buio dei plotoni, riprese aeree che mostrano spazi dai confini indefinibili, intonaci di muri blindati ma erosi dal tempo. E la costa, il mare, sempre implacabilmente in movimento come lo era nel 1943.

Come se esso non fosse stato scalfito dai rumori ed esplosioni delle armi e il suo suono che rintuzza sulla battigia sembra volerci raccontare che la sua grandezza non fa guerre ma ci rimanda urla nel silenzio.

 

A implementare questa mostra, sono i suoni digitali prodotti dal sound artist Michele Spadaro con la sua opera Reflection in Time creata per l‘occasione.

 

Reflection in Time, esplora le conseguenze acustiche della riverberazione all‘interno di un particolare luogo, i bunker della seconda guerra mondiale situati lungo la costa sud-orientale della Sicilia.

Il risultato è ottenuto utilizzando un approccio noto come misurazione della risposta agli impulsi, che consente lo sviluppo di una mappa delle prestazioni acustiche di un luogo, che può poi essere utilizzata a livello statistico o, come nel caso di questa ricerca, per ricreare digitalmente l‘effetto del suono in una determinata posizione nello spazio. Queste misurazioni vengono quindi impiegate per generare due scenari sonori differenti e in antitesi, che avvengono nello stesso luogo: quello originale, che mira a raffigurare l‘acustica drammatica dovuta all‘utilizzo primario dello spazio; e quello contemporaneo, che esprime un‘esperienza acustica che persiste in condizioni opposte. 

- Dal comunicato stampa

 

Non è una mostra in senso lato, ma un‘opera extrasensoriale. Il pubblico proverà senz‘altro emozioni torbide, cupe, avvertendo il dramma di situazioni belliche.

 

L‘ambasciatore tedesco Otto Abetz, osservando il Guernica di Picasso:

«Avete fatto voi questo orrore, maestro?»

Pablo Picasso rispose:

«No, è opera vostra!»


Se non ci fosse stato il nazismo non avremmo avuto nemmeno questa mostra di Massimo Siragusa con i suoni di Michele Spadaro che ci ricordano la II guerra mondiale.

Ma probabilmente conoscere gli orrori del passato non serve. Perché ancora oggi esistono guerre. Documentare, reinterpretare, materializzare segni del passato forse può servire da scherno ai “Masters of war”, come direbbe Bob Dylan. Ma noi non ci auguriamo come Dylan di poter seguire un giorno le loro bare, ci basterebbe non seguire più quelle delle vittime innocenti.

 

 

GLI ARTISTI

Massimo Siragusa (Catania, 1958) vive a Roma dove insegna allo IED. Ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all‘estero, tra cui Polka Galerie a Parigi, Forma Galleria di Milano, Museo di Roma in Trastevere, Auditorium Parco della Musica di Roma, Galleria del Credito Valtellinese di Firenze, Centro di Fotografia nell‘Isola di Tenerife, Coalface Gallery di Genk e Photo Vernissage Manege di San Pietroburgo. In campo pubblicitario, ha firmato numerose campagne per diverse aziende. Ha vinto quattro World Press Photo e pubblicato vari libri tra cui Il Cerchio Magico, Credi, Solo in Italia e Bologna.

 

Michele Spadaro (Catania, 1994), sound artist, inizia la sua esperienza suonando musica, per poi svilupparla nella comprensione della tecnologia audio. Per acquisire le conoscenze e le competenze desiderate, completa un corso di diploma in Produzione musicale e ingegneria del suono presso Point Blank London; un BA (Hons) in produzione audio presso l‘istituto SAE, Londra, ed è attualmente iscritto a un MMus in Sonic Arts presso la Goldsmiths University. Durante i suoi studi universitari è  coinvolto in progetti che includono programmazione audio per piattaforme XR, inclusa la sua tesi: Efficient Real Time Auditory Display for Virtual Reality Experience (2016), che esplora la percezione psico-acustica dell‘udito umano.

 

 

Vuoti di memoria Sicilia ‘43: le immagini di oggi

Fotografie di Massimo Siragusa e opera sonora di Michele Spadaro

A cura di Ezio Costanzo

Phil Stern Pavilion – Museo storico dello Sbarco in Sicilia 1943 - Le Ciminiere, piazzale Rocco Chinnici, Catania

inaugurazione mercoledì 10 luglio 2024, ore 19.00
dal 10 luglio 2024

martedì – domenica, 09.00 – 15.30, ultimo ingresso. Lunedì chiuso

Informazioni: segreteria@fondazioneoelle.com


Foto di copertina:

Agira (Enna) – Cimitero Militare Canadese © Massimo Siragusa

Foto sotto:

Siracusa – Tonnara Terrauzza © Massimo Siragusa


26.06.2024 # 6433
Ritratto Fotografico Sensibile

Marco Maraviglia //

Erotica, la fotografia erotica nel XX secolo

Quarantotto autori reinterpretano grandi fotografi dell‘eros, nudo e glamour del ‘900

Dal 1° al 14 luglio, presso le Officine Forte Marghera di Venezia, la collettiva di 48 fotografi che hanno ripercorso la storia di grandi fotografi dell‘eros come Jean Agélou, František Drtikol, Man Ray, Horst P. Horst, Bunny Yeager, Carlo Mollino, Helmut Newton, Jeanloup Sieff, Sylvie Blum.

Quarantotto autori selezionati da oltre ottanta partecipanti che hanno risposto a una call il cui bando era stato pensato in maniera che i fotografi costruissero un percorso proprio, facendosi ispirare anche dal corso del mondo attuale.

 

Non si tratta quindi di lavori che scimmiottano i grandi fotografi sopra citati, non è ricalcato lo stile di questi, nessun “copia e incolla” che sarebbe sconfinato in banali plagi. Qui emergono invece processi di ispirazione emulativa, come se gli autori fossero stati assistenti post litteram dei grandi maestri ma lavorando sulla propria sensibilità e creatività determinata dalle influenze degli eventi contemporanei vissuti.

Perché in ogni processo creativo c‘è la metabolizzazione, conscia o inconscia che sia, degli eventi storici che viviamo che non raramente possono definire una databilità del risultato. Detto in termini positivi.

In questo caso però è stato fatto un lavoro sulla macchina del tempo che ha viaggiato simultaneamente su due periodi storici differenti. A cavallo tra oggi e ieri.

 

Per dare uno spunto da cui partire con l‘indagine fotografica; abbiamo chiesto ai fotografi: «se tu fossi vissuto in quella particolare decade del 900 come avresti interpretato la tua fotografia erotica?”

- Ivana Galli

 

I fotografi in mostra si sono ispirati quindi ai 10 autori, secondo una precisa decade:

 

1900-1909: decade degli anonimi

1910-1919: decade di Jean Agélou
1920-1929: decade di František Drtikol
1930-1939: decade di Man Ray
1940-1949: decade di Horst P. Horst
1950-1959: decade di Bunny Yeager
1960-1969: decade di Carlo Mollino
1970-1979: decade di Helmut Newton
1980-1989: decade di Jeanloup Sieff
1990-1999: decade di Sylvie Blum

 

Le fotografie selezionate sono così piene di stile che ogni scatto messo in mostra è un inedito d‘autore. Abbiamo scelto diverse visioni dell‘erotismo, dalla ragazza giovane a quella più matura, dal corpo statuario a quello più corpulento ma quello che le accomuna è una fotografia erotica del tutto autoriale.

- Ivana Galli 

 

Sono fotografie realizzate in formati vari e con tecniche di scatto e stampa differenti: alcune realizzate con banco ottico; stampe ai sali d‘argento, gomma bicromata, Polaroid, cianotipie, diorami.

Fotografi provenienti da varie parti d‘Italia: da Palermo a Bolzano, da Torino a Trieste, alcuni anche dalla Germania, Francia e Svezia, tutti con mood diversi per un‘unica mostra.

 

Quando si pensa ad una collettiva con fotografie di diversi autori, queste devono dialogare tra loro, noi in più abbiamo aggiunto questo vincolo dei decenni, dunque oltre al dialogo dovevamo tenere presente il nostro concetto di partenza, far capire il cambiamento dei tempi a chi vede questa mostra.

- Ivana Galli

 

Quando Cimabue prese a bottega Giotto nacque il detto dell‘allievo che supera il Maestro.

Questi 48 fotografi hanno superato il “proprio” maestro?

Non è questa la domanda. Ritornare al punto di partenza.

 

 

Gli autori della collettiva

Adolfo Valente (TV) -Aldo Feroce (Roma) - Alessandro Comandini (FI) - Alessandro Sarasso (TO)  - Alessandro Zaffonato (VI) - Anca Abondio -Teke (BG) - Andrea Pozza (BZ) - Beppe Giardino (TO)  - Davide Fascetta (MI) - Eva Tomei (Roma)  - Fabrizio Brugnaro (VE)  - Federico Fiorenzani (GR)  - Francesca Paradiso (BA) - Gaia Adducchio (Roma) - Gerlando Giaccone (PA) - Giorgio Figini (MI) - Giovanni Cannizzo (CL) - Giulia Venus (TS)  - Giuseppe Briguglio (GE)  - John Doe (Canada)  - Jörg Flor (Germania) - Kalter Bergman (Svezia) - Ketty Domesi (AN) - Laura Daddabbo (Francia) - Letizia Rostagno (BO) - Madame Liné (Germania) - Marco Ragana (PD) - Mario Battaglia (CS) - Matteo Chinellato (VE) - Mauro Falcone (VB) - Max Lazzerini (MI) - Nadia Frasson (TV) - Osvaldo Sponzilli (Roma) - Paola Musumeci (TV) - Paolo Del Frate Roma) - Paolo Sbalzer (BS) - Patrick Morini (BO) - Renata Petti (NA) - Roberto Bernocchi (LI) - Roberto Bressan (TV) - Roberto Mazzarelli (Roma) - Roberto Zaninelli (MI) - Sandro Goldoni (MO) - Sir Robert - (Roma) - Stefano Questorio (BO) - Stefano Ulisse (Roma) - Th Photography (FI)) - Theo Decker (MI)

 

Ricco il programma collaterale della mostra

L‘esperienza del vedere è arricchita dall‘opportunità del fare: per ogni giorno delle due settimane di durata della mostra sono previsti incontri, conversazioni, lezioni teoriche e dimostrazioni pratiche, a cura di alcuni degli autori e degli organizzatori.

 

 

 

EROTICA, la fotografia erotica del XX secolo

Mostra collettiva di fotografia

Officine Forte Marghera - Padiglione Palmanova, C32 - Via Forte Marghera, Venezia

Vernissage venerdì 5 luglio 2024, ore 19.00

Da lunedì 1° a domenica 14 luglio 2024

Orario: 18.00-22.30 (il sabato e la domenica anche 10.00-12.00)

 

Info

Ufficio stampa: bandoerotica2024@gmail.com, ig: e.r.o.t.i.c.a.fotografia, fb: Erotica2024  

 

Officine Forte Marghera

Officine forte Marghera è un‘officina creativa, uno spazio espositivo di 300 mq. con atelier laboratori e altre realtà artistiche; è collocata dentro una fortezza storica immersa in un parco di 40 mila ettari: il Forte Marghera, che a sua volta ospita alcune sedi dell‘Accademia delle belle arti di Venezia, un padiglione della biennale arte e teatro e molti altri eventi culturali ed artistici.

 

Ivana Galli

Ivana Galli, è direttore artistico (fotografa e artista), affiancata da un importante di staff: Carlo Gallerati  (fotografo e gallerista con sede a Roma), Patrizio Cipollini (fotografo), Simona Innocenti (modella).

 

Copertina: Ph. Roberto Zaninelli (decade 1930-1939 - Man Ray)

Foto in basso di Roberto Bressan (decade 1900-1909 - anonimi)


30.05.2024 # 6424
Ritratto Fotografico Sensibile

Marco Maraviglia //

Premio Driving Energy di Terna: La via dell‘invisibile è ciò che non vediamo che lascia un segno

Concorso fotografico alla scoperta dell‘invisibile. Entro il 30 giugno

Nello splendido scenario del chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello a Napoli, spazio di rigenerazione urbana della Fondazione Made in Cloister, il 24 maggio si è svolta una conversazione per presentare la III edizione del prestigioso Premio Driving Energy di Terna. Un evento all‘insegna della fotografia contemporanea, della rigenerazione urbana e dell‘inclusione sociale attraverso l‘arte. In collaborazione anche con Wine&TheCity, progetto indipendente riconosciuto come “una delle esperienze più interessanti e coinvolgenti di impresa creativa concepite a Napoli”.

 

Sono intervenuti: RosaAlba Impronta (Presidente Fondazione Made in Cloister), Michele Gaudenzi (Responsabile Comunicazione interna di Terna ), Marco Pisciottani (Coordinatore del Premio Driving Energy di Terna) e Donatella Bernabò Silorata (Founder Wine&TheCity).

In esposizione nel chiostro, i lavori di alcuni autori partenopei selezionati dalle edizioni 2022 e 2023: Pino Musi, Antonio Biasiucci, Raffaela Mariniello e Gaia Renis.

 

Il Premio Driving Energy

È un concorso la cui partecipazione è gratuita, con premi importanti, con un‘eccellente giuria, aperto a tutti i fotografi professionisti e amatori in Italia, finalizzato alla promozione dello sviluppo culturale del Paese e dei nuovi talenti del settore.

 

La via dell‘invisibile è il tema proposto per la III edizione del Premio Driving Energy 2024 - Fotografia Contemporanea di Terna che vuole declinare artisticamente, attraverso questo concorso, il suo impegno per la sostenibilità, visto che, gestendo la trasmissione della rete elettrica nazionale, realizza infrastrutture elettriche sempre più “invisibili”, con bassissimo impatto ambientale.

 

I lavori fotografici finalisti verranno esposti in una mostra gratuita, allestita a Palazzo Esposizioni Roma, che sarà inaugurata in occasione della proclamazione e premiazione dei vincitori.

 

Invisibile è il mondo delle emozioni e quello del pensiero, in tutte le loro possibili declinazioni: artistiche, scientifiche e tecnologiche, immaginative o razionali.

 

Quante cose sono invisibili ma i cui effetti determinano invece eventi visibili?

Penso ai cumuli di granelli di terreno prodotti dalle formiche e, sotto di essi, le loro micro gallerie scavate laboriosamente che si intercettano tra loro e i depositi di uova e cibo.

Penso agli invisibili byte che formano i pixel di una fotografia.

Penso ad alcune opere di land art dove l‘artista non c‘è più ma ha lasciato il segno. Signs, come i cerchi nei campi di grano disegnati da quei burloni Doug Bower, Dave Chorley che dall‘invisibilità vennero poi allo scoperto.

Penso al cratere di un vulcano sotto cui si cela la potente energia magmatica.

Penso a Michelangelo che vedeva in un blocco di marmo ciò che avrebbe poi realizzato e in merito alla Pietà disse «Non fatta di marmo da mano mortale ma discesa divinamente dal Paradiso».

Le radici di una pianta crescono nel terreno, non le vediamo, sono invisibili all‘occhio, ma sappiamo che ci sono: lavorano intensamente per raccogliere nutrimento dal terreno inviandolo al fusto e alle foglie. Quanta energia!

Invisibile è l‘energia. Vediamo dighe di centrali idroelettriche, turbine, trasformatori, cavi elettrici, che trasportano energia… che non vediamo ma sappiamo che c‘è quando accendiamo la luce o un elettrodomestico.

«Non riesco a vederti ma so che ci sei. Lo sento», volendo citare Wings of Desire di Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, una delle più belle liriche del cinema.

Vedere l‘invisibile, insomma. Chi accetta la sfida?

 

Cinque i riconoscimenti previsti come per le precedenti edizioni:

  1. Premio Senior, del valore di 15 mila euro, aperto ai partecipanti dai 31 anni in su
  2. Premio Giovani, del valore di 5 mila euro, dedicato ai fotografi fino ai 30 anni
  3. Premio Amatori, del valore di 5 mila euro, aperto a coloro che non perseguono professionalmente la carriera da fotografi
  4. Menzione Accademia, del valore di 2 mila euro, aperta agli studenti iscritti alle realtà di alta formazione nei settori attinenti al Premio
  5. Menzione Opera più votata da Terna, del valore di 2 mila euro, aperta a tutte le categorie e assegnata dalle persone di Terna che voteranno la propria opera preferita, tra le finaliste, visionandole in anteprima sul portaleTernaCult, piattaforma di promozione culturale a esclusivo uso interno

 

Una giuria di alto profilo

Un Premio che al Curatore Marco Delogu e alla Presidente di Giuria Lorenza Bravetta, si affiancano i nuovi giurati scelti tra personalità di alto profilo nei settori di riferimento del Premio: Francesca Barbi Marinetti, critica d‘arte, curatrice e imprenditrice culturale; Micol Forti, Curatrice della Collezione d‘Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani; Rosa Alba Impronta, collezionista, imprenditrice e fondatrice del progetto Made in Cloister; i fratelli Fabio e Damiano D‘Innocenzo, registi, sceneggiatori, poeti e fotografi. Completa la Giuria David Massey, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali di Terna.

E inoltre un Comitato d‘Onore, composto dai vincitori dell‘edizione 2023 del Premio: Dione Roach (Premio Senior), Martina Zanin (Premio Giovani), Antonio Vacirca (Premio Amatori), Beatrice Aiello (Menzione Accademia), e Lorenzo Pipi (Menzione Opera più votata da Terna). A loro il compito di assegnare la Menzione Accademia.

 

 

 

PREMIO DRIVING ENERGY

Bando

Chi è Terna

20.05.2024 # 6422
Ritratto Fotografico Sensibile

Marco Maraviglia //

Filippo Cristallo e il Messico contemporaneo in bianconero

Mexicans, il libro che racconta con oltre 100 immagini uno spaccato del Messico

Secondo Fabio Troncarelli, paleografo e docente universitario, Zorro fu un personaggio realmente vissuto nel Messico del XVII secolo ed era individuato in tal Guillén Lombardo alias William Lamport. Un eroe che combatteva contro la corruzione e per i diritti della collettività.

Ci sono luoghi che se non vissuti di persona, non è possibile farsene un‘idea precisa.
Nell‘immaginario collettivo il Messico ha i colori sgargianti, suoni di tromba e maracas, sombreri a gogo, mare fantastico azzurro cristallino lungo la costa, monumenti straordinari della civiltà Maya, rivoluzionari a cavallo come Pancho Villa e Zapata e le drammatiche guerre tra i cartelli dei narcos.
Tutto il mondo è paese, in fondo. Ma potrebbe capitare che, girando il Messico per mesi e mesi, in lungo e largo, ci trovi solo bellezza, gentilezza, rispetto del territorio e della gente, pulizia, trasporti pubblici funzionanti, serenità.

Il Messico è a colori e, come ogni macrocosmo, ha i suoi colori che prevalgono o meno.
In Mexicans abbiamo un Messico in bianconero. Perché a volte, come dicono tanti fotografi, il colore distrae dall‘attenzione della scena.

Nella sua fusione stilistica tra foto giornalismo documentario e ricerca formale, il progetto offre uno sguardo senza filtri sulla vita e le dinamiche di questo Paese. Le immagini raccontano storie di passione e resilienza, catturando con naturalezza l‘energia delle sue strade e gli aspetti della vita quotidiana. - Filippo Cristallo

È un Paese, il Messico, che cerca di riscattarsi attraverso le nuove generazioni, cercando un equilibrio tra passato e futuro di una realtà frammentata e contrastante. Urbanisticamente varia, tra zone rurali, grattacieli e casermoni popolari. Territori dalle atmosfere un po‘ anni ‘50 dell‘Italia, dove la tecnologia è una macchina da scrivere e telefoni pubblici per le strade. Dove le donne hanno fasce marsupiali non firmate per portare i propri figli. La gente veste senza seguire mode, e nel contempo i marchi delle multinazionali campeggiano su qualche facciata degli edifici graffiati dalle ombre di una gran quantità di cavi elettrici che passano da un palo all‘altro.

Questa opera non è solo un insieme di immagini, ma un invito a immergersi completamente nel contesto culturale e sociale del Messico, promuovendo una riflessione profonda e un apprezzamento per la sua intricata tessitura. - Filippo Cristallo


È un libro con 105 fotografie. Senza didascalie. Senza riferimenti geografici specifici se non la sola consapevolezza che si tratta di immagini scattate in Messico.
Come l‘album che allestiamo quando torniamo da un viaggio. Perché le risposte alle curiosità che sorgerebbero durante la loro visione, sono già lì. Informazioni visive che non hanno la pretesa di voler spiegare qualcosa perché le parole sono spesso soggette a interpretazioni. Che potrebbero essere sbagliate, travisate, insufficienti. Il racconto è tutto lì. Non resta che affondare lo sguardo nei bianconeri di Filippo Cristallo lasciandosi abbracciare nel proprio immaginario da questi, senza cercare necessariamente delle risposte.
Perché la presentazione del libro, scritta dal ricercatore Ricardo Pérez Montfort, offre un ampio spaccato socio-antropologico introduttivo sul Messico e sul lavoro di Cristallo.

Proiettavamo decine di diapositive quando tornavamo da un viaggio. Qualche amico si addormentava mentre per ogni foto raccontavamo ciò che non si vedeva in quell‘inquadratura, le nostre presunte prodezze e aneddoti per realizzare certi scatti. Oggi mostriamo centinaia di foto inutili sul display del fotofonino, dopo un viaggio.
In certi casi è meglio sfogliare un libro, cartaceo, immergervisi e viaggiare: in Messico!

Senza la smania di incapsulare in formule prevedibili o banali generalizzazioni, l‘impatto che ognuna di queste immagini generano nell‘osservatore suggerisce uno o più momenti che ci permettono di farci un‘idea completa di com‘è la vita nel Messico contemporaneo. – Ricardo Pérez Montfort

Bio

Filippo Cristallo, autore e fotografo con base ad Avellino, ha intrapreso il suo viaggio artistico nella fotografia con una dedizione particolare al reportage. Le sue esposizioni hanno preso il via con la mostra collettiva "12x12" nel 2013, seguita dalla presentazione del suo lavoro "My Mexico" al Circolo della Stampa di Avellino nel 2015.
Nel 2017, in collaborazione con Antonella Cappuccio, Cristallo ha presentato "Memorie di palazzo", progetto accolto con interesse in occasione di Fotografia Europea a Reggio Emilia e al Museo Antropologico Visivo di Lacedonia. Questo lavoro è stato nuovamente esposto al PAN di Napoli l‘anno successivo, e ha coinciso con la creazione di "Senza Tempo", un altro progetto significativo esposto al Circolo della Stampa e accompagnato da un volume pubblicato da Edizioni Zerotre.
Nel 2021, insieme ad Antonella Cappuccio, pubblica il libro "Memorie di palazzo". Nel 2023, Cristallo pubblica "Dia de muertos", con l‘introduzione di Antonella Cappuccio, un‘opera che continua a esplorare il ricco panorama culturale del Messico. Il suo impegno e la sua visione sono stati riconosciuti a fine 2022 durante l‘esposizione "Latino America Inspira" a Casa Argentina a Roma.
Le sue opere hanno trovato spazio su piattaforme come Witness Journal, Clic.hè magazine, Positive Magazine, Discorsi Fotografici, The Street Rover, Thetrip Magazine, EyeOpen Magazine, permettendo a Cristallo di condividere le sue narrazioni visive con un pubblico più ampio.
Con la pubblicazione del suo ultimo libro "Mexicans", Cristallo offre un affresco intimo e dettagliato del Messico, catturando momenti di vita quotidiana e scorci culturali attraverso la sua fotografia in bianco e nero.


Mexicans, di Filippo Cristallo
Pagine: 180

105 fotografie

Formato: 30x23 cm

Introduzione di Ricardo Pèrez Montfort

lingue: italiano/inglese/spagnolo

Prezzo: 32,00 Euro

2024
 ISBN 979-12-22732-82-4

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