Questa è una storia della storia. Di quelle che accadono quando ci sono persone che hanno voglia di raccontare, trasmettere conoscenze sui saperi dell‘arte visiva che ha subito trasformazioni riflettendo la civiltà e cultura che scorrono.
Questa è una storia della fotografia contemporanea i cui contenuti richiamano i gusti, l‘estetica, la poetica dei tempi che abbiamo vissuto. E quelli che stiamo vivendo.
Questa è una storia sulla bellezza del collezionismo che condivide la grande bellezza.
Sì, sono venti immagini di grandi autori che hanno determinato punti di passaggio dell‘arte. Fotografi che, chi negli anni, chi da subito, sono approdati nell‘Olimpo delle iconografie splendidamente quotate.
Questa storia, ma chiamiamola mostra dai, nasce dal rapporto decennale di collaborazione tra il collezionista Ernesto Esposito e la storica dell‘arte e curatrice Maria Savarese.
Il collezionista vive un po‘ nell‘ombra. Alle inaugurazioni gran parte del pubblico non lo conosce e a volte non si rende nemmeno conto che l‘evento ha luogo grazie al suo lavoro di ricerca e accumulazione che dura per anni. Il collezionista in fondo è il protagonista di alcune mostre. Senza di lui molte opere non sarebbero custodite e fruibili.
La collezione Ernesto Esposito nasce nel 1971, quando acquistò la sua prima opera dal gallerista Lucio Amelio: Electric chair (1964), una serigrafia di Andy Warhol.
Da lì non si è più fermato aggiungendo al proprio patrimonio opere di altri artisti contemporanei. Non in maniera compulsiva ma seguendo il tempo che caratterizzava le opere, appassionandosi agli artisti che via via conosceva personalmente e vantando amicizie con Cy Twombly, Joseph Beuys, Andy Warhol, Helmut Newton. Solo per citarne alcuni.
Per Ernesto Esposito il collezionismo non è ostentare ma è una forma di mecenatismo. Sostenere gli artisti e l‘arte rendendola pubblica, fruibile attraverso i prestiti.
Stilista di fama internazionale, che ha da sempre collezionato opere dei più grandi artisti contemporanei spaziando dalla fotografia all‘installazione, dalla pittura al video fino a opere monumentali, con una grande poliedricità e intuito anticipatore.
Per la prima volta a Milano sono esposte alcune opere della collezione Esposito. Diciotto fotografie di fotografi contemporanei e due serigrafie di Andy Warhol.
David Bailey, Matthew Barney, Larry Clark, Luis Gispert, Robert Mapplethorpe, Helmut Newton, Jack Pierson, Richard Prince, Herb Ritts, Ugo Rondinone, Sterling Ruby, Francesco Scavullo, Cindy Sherman, Hank Willis Thomas, Qingsong Wang, Andy Warhol, Bruce Weber, Joel Peter Witkin, la mostra racconta e analizza l‘arte dei giorni nostri, da un punto preciso di rottura degli schemi sociali, sessuali e di identità di genere.
Sono opere che sembrano non avere un nesso tra loro ma il cui filo che le lega è invece caratterizzato dai diversi linguaggi dell‘arte contemporanea che Ernesto Esposito ha intercettato negli anni.
Come in un‘antica quadreria di una dimora del passato, le venti opere esposte raccontano, attraverso i personaggi ritratti, le contraddizioni e le inquietudini del nostro tempo, permettendo di individuare una serie di tematiche aggreganti, come la quotidianità e la sua parodia, l‘erotismo e il sesso, l‘identità e la non identificazione di genere, l‘alienazione sociale, i miti immortalati in eterno, mediante un vocabolario di parrucche, cosmetici, tinture per capelli, chirurgie plastiche, piercing, tatuaggi, corpi scolpiti e manipolati.
Mappa descrittiva delle opere esposte a cura di Maria Savarese:
Matthew Barney con Cremaster 2: The Ballad of Gary Gilmore incentra la sua allucinata struttura narrativo – estetica sulla vita e sulla mitologia che caratterizza la figura di Gary Gilmore, interpretato dall‘artista stesso e sull‘ipotesi affascinante che Gilmore possa essere il nipote illegittimo di Harry Houdini.
Larry Clark, fra i più importanti e influenti fotografi della sua generazione, con la serie Tusla, fa di questa provincia degli States in cui è nato, il simbolo per raccontare le frustrazioni, le devianze, gli abusi e le repressioni di ragazzi disadattati, di giovani adolescenti borderline, disillusi e vulnerabili.
Luis Gispert, focalizzandosi sulla cultura giovanile cubano - americana e sull‘hip hop, con Wrestling Girls attualizza la statuaria antica dell‘Ercole e Anteo del Pollaiolo, riproponendone la posa ed il dinamismo nelle due ragazze ritratte.
La fotografia di Robert Mapplethorpe, Ken Moody, è fra le sue opere più conosciute e rappresentative. Il soggetto, come nella statuaria classica, grazie al carattere formale della composizione ed all‘utilizzo magistrale delle luci e delle ombre, perde qualsiasi riferimento identificativo di natura sessuale o temporale.
Don‘t interrupt the sorrow di Jack Pierson, fra i massimi esponenti con Nan Goldin della cosiddetta Scuola di Boston, rientra nella straordinaria produzione fotografica dell‘artista, in cui elementi della vita quotidiana, frammenti di paesaggi urbani, nature morte ed oggetti ordinari, ritratti di persone incontrate anche per strada, sono fra i suoi temi prediletti.
Con New Portraits Richard Prince mette in evidenza l‘elemento chiave della sua poetica, ovvero il riappropriarsi di immagini tratte dal mondo dei mass media e della pubblicità, ridefinendo, così, il concetto di autorialità. Il soggetto dell‘opera, infatti, è un‘immagine scaricata da internet nella sua totalità: le didascalie, i likes, tutto portato al grado zero dell‘informazione.
Herb Ritts, fra i più grandi ed importanti fotografi del secolo scorso, è autore di opere di grande eleganza formale che ritraggono spesso famose personalità del mondo del cinema, della moda, della musica e della società contemporanea. Come nel caso di Mick Jagger, dove è sufficiente il nome ricamato sulla pettorina argentata per evocare il volto assente e il mito del leader dei Rolling Stones.
Ugo Rondinone, che utilizza diversi media, dalla pittura, al disegno, dalla scultura, al video ed alla fotografia, mostrando particolare attenzione e sensibilità verso tematiche di identità sessuale ed emancipazione delle categorie LGBT in rapporto alla società contemporanea, in I don‘t live here anymore altera ironicamente l‘immagine di una modella alla quale sostituisce il volto con il proprio.
Sterling Ruby in Physicalism the Recombine 1 ritrae una donna con il corpo scolpito dai muscoli ed il volto nascosto che si sovrappone ad un‘altra immagine riferita ad un interno, con cui non c‘è alcun rapporto o possibilità di comunicazione.
Storico fotografo di “Vogue”, “Harper‘s Bazaar”, “Rolling Stone”, Francesco Scavullo ha ritratto nei lunghi decenni della sua attività, celebrità come questo Harnold Schwarzenegger agli esordi della sua carriera.
L‘opera di Cindy Sherman, Untitled #334, unendo performance e fotografia, attraverso l‘autoritratto ed il travestimento, ironizza sugli stereotipi imposti alle donne dalla società e dalla cultura, generando un forte senso di turbamento ed impatto emotivo in chi osserva.
Con Requesting Buddha, Wang Qingsong analizza il rapido cambiamento che la società cinese sta vivendo ormai da decenni, come attestano i marchi Coca Cola e Marlboro presenti nell‘opera, evidenti riferimenti ai beni di consumo occidentali diffusi nel suo paese.
Le due serigrafie di Andy Warhol Mark Leibowitz e Nico Williams, sono fra le opere più importanti e conosciute del grande artista pop, così come l‘Olimpic Games di Bruce Weber, il quale, sin dagli anni Ottanta, ha proposto un‘immagine di uomo americano bello, sano, sportivo e giovane, come il ginnasta Marc Caso protagonista della foto.
In Who can say no to a Gorgeous Brunette? H. Willis Thomas affronta il tema del pregiudizio razziale e politico, fotografando Angela Davis, attivista politica, femminista appartenente al movimento Black Panters degli anni Sessanta.
L‘uomo travestito e mascherato in indumenti intimi e bendaggi, che Joel P. Witkin ritrae nella fotografia Woman, ribalta il concetto stesso di femminilità, rientrando nella moltitudine dei suoi personaggi macabri, figure di nani, transessuali, deformi, che popolano il mondo dei freak show e che lui sapientemente rende icone di una bellezza altra, spesso in rapporto all‘arte del passato, in special modo quella rinascimentale.
I ritratti di Ernesto di David Bailey ed Helmut Newton, sono soltanto alcuni fra i numerosi realizzati.
Bio
Designer di scarpe ed accessori, Esposito vanta una lunga e prestigiosa carriera con le griffe ed i brands del lusso a livello internazionale. Ha esordito negli anni Settanta con Thierry Mugler by Linea Lidia ed ha affiancato per i successivi quindici Sergio Rossi, il più importante produttore di scarpe del mondo. I decenni seguenti lo hanno visto accanto a Marc Jacobs durante la direzione creativa di Louis Vuitton a Parigi, città dove lui già collaborava con i marchi Sonia Rykiel, Chloè, Missoni, Alessandro dell‘Acqua. Nel 2004, per ben undici anni, inizia il suo rapporto con Karl Lagerfeld, come shoes designer da Fendi. Premiato nel 1998 come Designer of the Year dalla rivista americana “Footwear New”, è entrato nel 2006 nella HALL OF FAME per le calzature.
Some People. Fotografia dalla collezione Ernesto Esposito
dal 5 aprile al 10 giugno 2024
a cura di Maria Savarese
Other Size Gallery, presso lo spazio polifunzionale Workness Club
Via Andrea Maffei, 1 – Milano
ingresso gratuito
Lunedì - venerdì dalle 10.00 alle 18.00
Contatti:
info@workness.it
+39 02 70006800
Foto di copertina: © Robert Mapplethorpe
Foto sotto: © Cindy Sherman