Marco Maraviglia //
Le palme di Gigi Viglione
Svettano verso il cielo, danzano col vento. La grazia estetica di un verde inosservato
Se non possono migrare spontaneamente, si importano.
Nel 1492 Cristoforo Colombo importò dall‘America fagioli, mais, patate, peperoni e peperoncini, pomodori e zucche, e poi ananas, arachidi, cacao, fichi d‘india e mais. Credeva fossero prodotti dell‘India. Ma l‘equivoco fu poi risolto da Amerigo Vespucci.
Cosa buona è che sono prodotti che ormai fanno parte della nostra alimentazione quotidiana.
Probabilmente diventeremo anche un popolo consumatore di farina di grilli, ma questa è un‘altra storia.
Tante sono le specie di piante che abbiamo importato dai paesi esotici: felci, orchidee, mango, papaya…
All‘inizio del ‘900, quasi come trofei del colonialismo, furono importate e piantate le palme che si adattarono al nostro clima europeo.
La Costa Azzurra è pittoresca grazie all‘estetica delle palme.
Sembra che presto torneremo a rivedere le palme in viale Augusto a Napoli nel suo vecchio splendore che i boomer ricordano.
Palme imponenti e secolari le troviamo all‘Orto Botanico, nei giardini di Villa Rosbery, salvate grazie a una sperimentazione dei ricercatori della Federico II, in qualche giardino dei palazzi Liberty, nei luoghi borbonici come la Villa Comunale o il Museo di Capodimonte.
Alla fine degli anni ‘30 nel progetto del parco nella Mostra d’Oltremare si comprese anche la piantumazione di palme. Quasi a voler marcare l‘ulteriore traccia del colonialismo.
E nell‘immaginario collettivo le palme ci riportano sempre all‘Africa o alle strade di Hollywood o ai polizieschi girati a Miami.
Ma hanno un loro fascino che è oggetto della mostra di Gigi Viglione.
Sono alberi. Belli. Dall‘apparenza robusta ma non invulnerabili. Dalle chiome consistenti. Le foglie fanno parte di una simbologia religiosa. Vi sono varie specie di palme. Alcune hanno resistito alla strage del punteruolo rosso e ai forti venti che si sono generati negli ultimi anni.
Sono palme. Ma quanti di noi si sono soffermati per osservarle e assaporarne la loro bellezza grafica?
Gigi Viglione è un ricercatore di poesia in ciò che osserva e fotografa. E, come tante poesie che non riescono a raggiungere chiunque, certe sue immagini possono sembrare ermetiche. Perché sono tra quelle che necessitano di un accompagnamento. Prendere per mano l‘osservatore e condurlo nei luoghi intimi dell‘immaginazione poetica.
E ha fotografato alcune palme del Bosco di Capodimonte.
Sono stato sempre affascinato dall‘immagine delle palme, dalla loro grazia esile e imponente, lanciate verso l‘alto nel vento a disegnare grafie armoniose, figlie di lontani deserti, trapiantate in città per narrarmi storie misteriose.
Come osservare nuvole, cercando forme, volti e animali, Gigi Viglione intravede nelle palme figure danzanti in un‘eleganza purtroppo non colta da chi assordato dai rumori di fondo della città. Come sinfonie naturali che cavalcano le pratiche new age della percezione delle energie nei dettagli delle cose.
Fa parte della poetica di Gigi Viglione riscontrabile anche in altri suoi lavori: ricercare il contenuto invisibile nella banalità delle cose dimostrando che esistono mondi celati che arricchiscono il patrimonio e il culto della bellezza da coltivare in se stessi.
La mostra consta di sei fotografie in bianconero. Sei dittici per esprimere, attraverso l‘accostamento, la dinamicità del movimento delle palme.
Realizzate su pellicola da lui sviluppata e stampa giclée fine art.
Un video di palme in movimento e al rallentatore, sempre in bianconero, anima ulteriormente la visione delle immagini esposte.
Una breve storia, essenziale, giusto il tempo per metterci di fronte a esseri viventi trascurati nella visione del paesaggio della città.
“È per questo le palme sono allegre
come coloro che hanno saputo soffrire in solitudine e ora si cullano nell‘aria, spazzano nubi
e dalle loro chiome consegnano inni alla luce [...]
Tremano, testimoni di un miracolo che conoscono soltanto loro”.
- Juan Vicente Piqueras, poeta valenziano da “Palme”, Ed. Empirìa, 2005
Bio
Gigi Viglione è nato a Napoli dove vive e lavora.
Dagli inizi degli anni ottanta sperimenta pittura, poesia visiva e grafica, percorsi creativi confluiti successivamente nella ricerca fotografica.
Luoghi interiori e della memoria, le città del Mediterraneo, isole, marine, forme delle architetture e atmosfere urbane, astrazioni poetiche svelate nella visione reale, sono alcuni tra i temi e la materia con cui compone
il suo racconto umano e fotografico.
Palme, di Gigi Viglione
Porto Petraio
Napoli, Salita del Petraio 18 D - Adiacenze Stazione Funicolare Centrale Petraio
dal 6 al 14 maggio 2023
orari visite: giovedi 11 maggio, dalle 15:30 alle 19:30 e sabato 13 maggio, dalle 15:30 alle 01:00.
Mostra in occasione di “TangoNeta!, evento internazionale di tango che si svolgerà dall‘11 al 14 maggio