Marco Maraviglia //
Alessandro Fruzzetti. La fotografia come impegno sociale
Padroni contro i valori delle donne. Un’indagine visiva sulle distorsioni dei rapporti uomo/donna
Chi è Alessandro Fruzzetti
Classe 1971. Nato a Pisa e vive in provincia di Livorno. Diploma di geometra. Titolare di uno studio tecnico. Appassionato di fotografia.
Da bambino era attratto dalle arti visive in generale, ha sempre disegnato e dipinto. Da adolescente ha iniziato a fotografare per hobby. Verso i 40 anni inizia a utilizzare la fotografia come mezzo espressivo e indagatore: su se stesso e la sua famiglia, poi volgendo lo sguardo verso la società e soprattutto sui diritti civili.
Abbiamo un problema…
XXI secolo. 21° secolo. O, se preferite, ventunesimo secolo.
Anno 2022 d.C. Abbiamo sorpassato il primo ventennio del secondo millennio ma abbiamo qualche problema. Anzi, il peggio è che ci troviamo ancora a porci il problema dell’esistenza di un problema. Uno tra i tanti. Donne e uomini. Uomini e donne. Un periodo in cui la parità dei diritti sembra risolversi con lo schwa, con un simbolino che non sai nemmeno come scriverlo dalla tastiera del PC e quando lo trovi ne abusi: ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ ǝ. E nel frattempo, presi da un’esaltazione collettiva, sembrava che sarebbe stata eletta la prima Presidente della Repubblica donna. Come se fosse un avvento. Un miracolo. Quasi come fosse accaduto qualcosa di bizzarro. Qualcosa di anormale. Ma anormale sono i numeri annuali di femminicidio.
Anno 2022 e siamo ancora ben lontani da una normalità. Non siamo ancora PERSONE ma distinti dal genere.
Il livello culturale di un Paese sembra però non avere una relazione ben definita con l’apartheid. Il rispetto delle persone, a prescinde dal genere, non dipende dal grado di civiltà di una Nazione. Forse perché siamo fatti di ormoni, di chimiche che non hanno nulla a che fare con la ragione. Non si tratta di giustificare l’ingombrante e a volte violento peso maschile nella società, ma cercare di capire se e quando il cordone ombelicale con la cultura patriarcale, sessista, maschilista, sarà mai staccato. «Io uomo, tu donna», sembra che rimbombi ancora nelle nostre menti all’alba di tutte le transizioni declamate. Forse siamo ancora lontani, lontanissimi dalla fine dei sessi, quella del «Io Persona, tu Persona».
Quei 6X3 di chi te la dà: il (dis)valore delle donne
Alessandro Fruzzetti con Il (dis)valore delle donne sottolinea con dissenso un certo modo di fare comunicazione pubblicitaria che cavalca quanto sopra accennato. Manifesti che sembrano realizzati per rientrare nella strategia del “purché se ne parli”.
Battute a doppio senso che ricordano la caserma o certi filmetti sexy all’italiana, sono una violenza diversa che tuttavia mortifica e inorridisce
Dal comunicato stampa:
“Fruzzetti ha raccolto questi manifesti pubblicitari e ha fotografato dodici donne affermate nel loro lavoro, che appallottolano e lacerano questi messaggi. Tra loro c’è anche la maestra della fotografia Giuliana Traverso, scomparsa un anno fa. Ne ottiene dodici immagini in cui è espresso il rifiuto in modo singolare: sulla stessa tavola pone, incollato, il manifesto stropicciato (e quindi negato) e la donna che si ribella al messaggio, appunto strappandolo, perché non sottomessa o assoggettata, come invece quel messaggio vorrebbe suggerire.”
Si tratta dell’ennesima operazione di sensibilizzazione sulla monetizzazione dell’individuo donna. Si potrebbe obiettare che, riguardo certi manifesti, si tratti di ironia, di simpatia giocosa verso la donna. Ma purtroppo non esistono strumenti che valutino a monte l’apprezzamento della goliardia da parte dell’universo femminile. Il buon senso su quali parametri si fonda? La sfera del rispetto è soggettiva? Ma se pur fosse che solo una ristretta minoranza di donne si ritenesse offesa, è civile non considerarla? Meglio mostrare, e senza headline, senza claim, solo donne belle per pubblicizzare l’intimo? E ciò non potrebbe essere un’altrettanta mancanza di rispetto nei confronti delle donne meno belle?
Abbiamo evidentemente ancora bisogno di riflettere.
Magari volgendo un occhio all’arte che sembra non sia mai stata attaccata sotto questi aspetti. Eh, sarebbe bello poter vedere un giorno i 6x3 pubblicitari che meritano, in un museo.
Padroni, dieci assassini tra tanti
Nessun motivo giustifica un omicidio. L’essere umano ha la fortuna di essere dotato della mente: ragione e parola. Strumenti che dovrebbero servire a gestire qualsiasi tipo di relazione umana. Ma ragione e parola non funzionano sempre. Qualsiasi omicidio denota falle nel sistema-uomo decretandone il fallimento.
“Padroni”, è spietato. Violento, per certi aspetti. Tre colori: il bianco, il nero e il rosso, senza mediazione, senza indulgenza e senza accondiscendenza. Come nelle foto segnaletiche prese dentro il carcere o in questura. Se noi, gente comune, mettiamo la faccia in ogni nostra azione, perché non dovrebbero mettercela anche i Padroni, quelli che, vantando una supremazia sulle loro donne, considerate di loro proprietà, arrivano al delitto? Ecco i volti di alcuni di loro.
Dieci assassini colpevoli di femminicidi. Ritratti in bianconero sui quali Alessandro Fruzzetti ha operato incisioni, bruciature, tagli, ispirandosi alle armi del delitto utilizzate dai “padroni”. Coltello, fucile, corda, cutter… Una sagoma è lasciata in bianco, a significare che l’elenco dei “padroni” purtroppo non si arresta. Ci sono nomi e cognomi in queste immagini. Di vittime e carnefici.
Credo molto nella potenza della fotografia come mezzo espressivo e credo che possa essere molto utile come critica sociale. I miei lavori esprimono la mia presa di posizione e sono più eloquenti di ciò che potrei aggiungere con le parole.
La fotografia come impegno sociale
Di Alessandro Fruzzetti
MOVIMENTO APERTO
Via Duomo 290/C – Piazza Filangieri
dal 4 febbraio al 25 febbraio 2022
il lunedì e il martedì ore 17-19, il giovedì ore 10.30-12.30
e su appuntamento chiamando i numeri 3332229274 - 3356440700