Paolo Falasconi //
Abracadabra, 60 illustratori a Torino al Museo Egizio
Fino al 1° novembre, la mostra che ha anche un obiettivo operativo
La negazione della contemporaneità, secondo Johannes Fabian, è un meccanismo di distanziamento messo in atto non attraverso lo spazio, ma attraverso il tempo. Un meccanismo mediante il quale si tende a distanziare ulteriormente, collocandole nel passato, culture geograficamente lontane dalla nostra, e a percepirle come non pienamente appartenenti al nostro presente.
A partire da questa riflessione, ha preso forma la ricerca di Melissa Peritore - fotografa italo-filippina, classe 1984 - una ricerca che l’ha condotta alla sua nuova esposizione a cura di STUDIO12 ed Helena Lang in mostra a Vienna dal 23 Marzo al 22 Aprile 2021.
In cinque anni di permanenza nelle Filippine, la Peritore, ha raccolto innumerevoli testimonianze che l’hanno aiutata a dare vita alle proprie opere: oggetto della mostra sono le auto-crocifissioni di Kapitangan, un luogo di pellegrinaggio visitato dall’artista e nel quale ha luogo la rappresentazione della Passione. Il percorso espositivo di The Denial of Coevalness è cronologicamente fedele ad alcune tappe della via crucis, così come i nomi delle opere: Portare la Croce, Inchiodare alla Croce, Erezione della Croce e la Crocifissione nella sua interezza.
“Gli scatti creano un momento di alienazione, trasponendo una scena universalmente nota, in un contesto culturale diverso, a noi sconosciuto. La tendenza ad etichettare ciò che vediamo con gli attributi "arcaico" o “antiquato", è evidenziata dall’intento di collocare le immagini in un nostro sistema percettivo precostituito (concetto che Kaja Silverman identifica con il termine sguardo) - spiega Helena Lang, curatrice della mostra - gli oggetti tecnici, così come gli elementi urbani che definiscono la scena come presente, ci fanno interrogare sulle strutture del nostro sguardo preformato.
Con l’aiuto degli strumenti utilizzati, abbiamo l’impressione di assegnare un tempo fisico diverso alla cultura che si presenta ai nostri occhi, per poterci distanziare da essa: neghiamo l´azione reale - la crocifissione - il fatto che la sua esistenza possa essere contemporanea alla nostra cultura occidentale e, quindi, neghiamo la simultaneità di quest’ultima, alle tradizioni locali della cultura filippina. In tal modo, applichiamo la teoria di Fabian de la negazione della contemporaneità: incanalando la cultura descritta nel flusso cronologico della nostra storia, le assegniamo una posizione attraverso una relazione di potere che abbiamo creato. Pertanto, cerchiamo di comprendere quella cultura dalla nostra prospettiva eurocentrica.
Le fotografie di Peritore mostrano le tensioni derivanti dalla negazione di tale simultaneità di azioni, sentimenti ed eventi. Le sue opere sono in grado di attirarci all’interno di una scena familiare, ma anche di farci fare una pausa, chiedendoci di riflettere sulla nostra visione della cultura e della società. Le immagini formulano - se ci atteniamo al tema della salvezza nella storia della cristianità - un appello alla resurrezione dell´accoglienza e all´interiorizzazione della contemporaneità culturale.”
Magari dico una sciocchezza, ma spesso ho avuto la sensazione di entrare in un museo o di visitare una mostra con uno spirito non diverso da quello con cui si entra in un supermercato: per vedere cosa offre, se mi offre, se c´è qualcosa che potrò consumare.
È una cosa di cui mi sono accorta qualche giorno fa per la prima volta, quando ho letto il comunicato stampa di THE SKY INSIDE US, un’esposizione che avrebbe dovuto svolgersi proprio durante la quarantena e che, di conseguenza, era stata sospesa.
Lunedì 18 la mostra dell’artista 8ki (alias Gianfranco De Angelis) riaprirà, o meglio, chiuderà al pubblico: non un opening, ma un enclosing, una chiusura dello Spazio NEA, di Luigi Solito e di Marco Izzolino che, con l´artista, hanno deciso di accettare la sfida di ripensare totalmente la mostra.
Dal 18 maggio al 18 giugno, dalle 10.00 alle 19.00, chi lo vorrà potrà provare un’esperienza diversa di fruizione dell’arte e:
- trascorrere 5-7 minuti da solo all’interno dell’installazione;
- avere a disposizione dei materiali editoriali in cui saranno fornite le parole chiave per comprendere i diversi livelli di significazione dell’opera e poter così averne una lettura personale;
- l’opportunità di incontrare una o tutte le parti coinvolte nella realizzazione del progetto (artista, curatore, gallerista, editore) in un’area separata rispetto a quella in cui si trova l’installazione.
Questa modalità di fruizione mi ha fatto ripensare a quanto accennavo all’inizio: quanto davvero riusciamo a entrare in rapporto con l’arte? Le altre persone, soprattutto a un opening, sono un ostacolo alla creazione di questo rapporto o fanno parte di quell’esperienza? E come cambia la mia aspettativa quando entro da sola in una galleria, con 7 minuti e delle chiavi di lettura? Sono ancora lì per capire se quell’esperienza mi offre qualcosa? O questa stessa nuova modalità di accedere alla galleria è essa stessa un’esperienza e quindi mi predispone in modo diverso alle opere?
Io lo scoprirò lunedì, ma per chi volesse approfondire di seguito il comunicato stampa con tutte le informazioni:
COMUNICATO STAMPA
8ki (alias Gianfranco De Angelis)
THE SKY INSIDE US
Enclosing time (ovvero un opening chiuso che rompe il lockdown)
Quelle che seguono sono le prime righe del comunicato stampa della mostra di 8ki che Spazio NEA era pronto a inaugurare il 3 aprile scorso:
Venerdì 3 aprile alle ore 19:00 Spazio NEA presenta the sky inside us, personale di 8ki (alias Gianfranco De Angelis), a cura di Marco Izzolino. Il progetto espositivo ideato per la galleria napoletana di Lugi Solito sarà visitabile fino al 31 maggio.
Poi l’8 marzo l’Italia intera si è fermata e nessuna mostra ha più potuto essere visitata.
La chiusura forzata così ci ha obbligati a un totale ripensamento della mostra, ma ci ha fatto anche realizzare quanto profetico sia stato il progetto espositivo. The sky inside us era – ma continua a essere – anche un invito a riflettere su quanto la nostra vita sia influenzata da tutti gli agenti naturali e artificiali che sono presenti nell’aria che respiriamo: un invito a comprendere l’intima e delicata connessione che c’è tra il cielo fuori e dentro di noi.
Abbiamo pensato che per la sua capacità visionaria il progetto di 8ki vada comunque raccontato, e – soprattutto – raccontato in questo momento in cui tutto il mondo sta ancora vivendo gli effetti di un virus pandemico che circola nell’aria. Sicché la nostra idea è di aprirla e renderla fruibile già dal primo giorno in cui saremo ufficialmente fuori dalla quarantena forzata.
Ma il ripensare questa mostra ha significato anche per noi rimodulare completamente il meccanismo della fruizione espositiva; per ragioni contingenti, ma anche per poter amplificare i possibili effetti sui visitatori dei contenuti che the sky inside us tenta di trasmettere. Il frutto di questo lavoro di ripensamento ha generato un ulteriore livello di significazione. Da una prima idea di mostra intesa in senso tradizionale ne è scaturito un progetto in cui il concept, lo spazio espositivo, lo studio degli effetti sul pubblico e i supporti editoriali si integrano e si completano l’un l’altro per generare un unicum che non è più soltanto una mostra.
Abbiamo colto l’opportunità di avere una relazione diretta e personale con l’opera d’arte trasformando la galleria in un vero e proprio “gabinetto delle arti”, un ambiente dedicato alla fruizione personale ed esclusiva.
A partire dalla data di apertura così tutti avranno l’opportunità di:
- trascorrere 5-7 minuti da soli all’interno dell’installazione;
- avere a disposizione dei materiali editoriali in cui saranno fornite le parole chiave per comprendere i diversi livelli di significazione dell’opera e poter così averne una lettura personale;
- l’opportunità di incontrare una o tutte le parti coinvolte nella realizzazione del progetto (artista, curatore, gallerista, editore) in un’area separata rispetto a quella in cui si trova l’installazione.
Abbiamo dunque trasformato l’opening in un enclosing, cioè un momento in cui invece di aprire la mostra al pubblico, sarà il pubblico ad avere l’opportunità di fruire in forma privata e diretta della mostra. The sky inside us sarà così anche un’occasione per riflettere su nuovi e vecchi meccanismi di fruizione dell’arte e proporre una modalità sperimentale di visione unita alla consultazione di apparati d’approfondimento per trasformare la visita alla mostra in una intima e straordinaria esperienza conoscitiva.
E in questo “spazio” si inserisce anche la volontà da parte nostra di immaginare nuovi scenari, di pensare a “cosa” vorremmo fare alla riapertura? e soprattutto come? da dove iniziare?
Ci siamo dati una risposta, una risposta che corrisponde a una parola specifica: RICEVERE.
Ricevere chiunque, uno alla volta allo Spazio NEA, per parlare d’arte contemporanea, per parlare di editoria, per parlare del futuro... Insomma quello che abbiamo sempre fatto, ma vis à vis.
Riceviamo chiunque – e vi consiglio di farlo – perché da oggi ciascuno di noi dovrà incontrare tutti i giorni persone e dedicargli del tempo, soprattutto a chi non ne abbiamo dedicato prima. Per questo abbiamo previsto dei tavoli tematici, dei desk dove sedersi e scambiare opinioni.
Intorno avremo una nuova mostra, l’istallazione the sky inside us dell’artista 8ki: il primo opening al chiuso, senza folla, senza glamour. Un’installazione che già in origine voleva essere presentata “sottovoce”, una mostra che avrebbe avuto la durata del “lockdown”, lo stesso confinamento che è nella natura dell’istallazione. Proprio per questo abbiamo deciso di riproporla “chiusa”, facendone acquisire così un significato diverso attraverso una fruizione essenziale, destinata al singolo, per una lettura senza filtri. Una mostra che si pensava di posticipare in autunno, ma poi abbiamo capito che è proprio questa la sua natura: esistere in questo periodo, essere visitata in semi isolamento.
La fortuna, inoltre, di aver trovato nella persona di Marco Izzolino, curatore, studioso e scrittore attento, un alleato nell’immaginare il progetto e una figura chiave per il suo sviluppo. Insieme, il curatore, l’artista, Marco Polito e io saremo dall’altra parte dei desk ad aspettarvi.
Un’esposizione senza esporsi, un enclosing, un cielo dentro.
(Luigi Solito - Spazio NEA)
artista: 8ki (alias Gianfranco De Angelis)
titolo: the sky inside us
a cura di: Marco Izzolino
durata: 18 maggio - 18 giugno 2020
dove: Spazio NEA, via Costantinopoli 53 - Napoli
orario: lunedì - domenica dalle 10.00 alle 19.00
ingresso: libero
info e contatti: +39 329 56 48 758 (solo WhatsApp) | 081 45 13 58 | info@spazionea.it
Per le modalità di fruizione dell’istallazione the sky inside us di 8ki si precisa che:
- l’ingresso è consentito a 1 persona (massimo 2) per volta
- la durata massima della visita è di 5-7 minuti
- l’ingresso (via Costantinopoli) e l’uscita (piazza Bellini) sono separati
- alla fine del percorso di uscita, e quindi in un’area separata dalla galleria, è possibile soffermarsi per incontri di confronto ai desk tematici presenti (artista, curatore, gallerista, editore)
- all’ingresso sarà presente un dispenser con gel igienizzante (come previsto dalle vigenti norme sanitarie) e sarà distribuito un pamphlet informativo realizzato dall’artista come testimonianza tangibile di questo momento storico
Italy / Napoli tel(+39) 081 5511353
tel(+39) 0814201345
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