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Mostre ed eventi // Pagina 35 di 231
15.06.2015 # 4209

Daria La Ragione //

EC-CEL-LEN-ZA

a Milano fino all'8 agosto 2015

Dal 12 giugno all’8 agosto 2015, la sede milanese della Galleria Giovanni Bonelli (via Porro Lambertenghi 6) ospita la mostra [ec-cel-lèn-za], che prende le proprie mosse programmatiche proprio dal significato stesso del termine che indica ‘elevata superiorità’, ‘perfezione’, in questo caso riferito alle opere d’arte.
Non una semplice collettiva, quanto una rassegna di otto artisti italiani (Agostino Arrivabene, Alessandro Brighetti, Bertozzi & Casoni, Angelo Filomeno, Jacopo Mazzonelli, Luigi Ontani, Fabio Viale, Massimo Vitali), il cui lavoro, sebbene si distingua per tecnica, linguaggio o approccio metodologico, risulta accomunato dal fine, che risiede nella ricerca della massima qualità delle loro creazioni.
L’esposizione, curata da Flavio Arensi, col contributo di Desalto e del Consorzio Vini Mantovani, si propone quindi di rivelare le diverse espressioni di eccellenza italiana, nelle molteplici forme che l'arte può assumere.
Ognuno di questi autori è apprezzato a livello internazionale per la specifica qualità del lavoro, che si esplicita nelle fotografie panoramiche di Massimo Vitali, nelle iperrealistiche ceramiche del duo Bertozzi&Casoni, nei raffinati ricami di Angelo Filomeno, nei virtuosismi pittorici di Agostino Arrivabene, e ancora nelle sperimentazioni plastiche di Alessandro Brighetti, nelle geniali invenzioni di Jacopo Mazzonelli, o nell’edonismo di Luigi Ontani.

15.06.2015 # 4208

Daria La Ragione //

JULIA KRAHN

a Milano fino al 30 agosto 2015

Dal 10 giugno al 30 agosto 2015, il Museo Diocesano di Milano, nell’ambito di MuDi Contemporanea, ospita la personale di Julia Krahn.

L’esposizione presenta una serie di opere, fotografie, video, scultura e performance, che appartengono al ciclo di lavori sviluppati attorno al tema sacro dell'Ultima Cena, cui l’artista tedesca si dedica fin dal 2010 e che contengono accenni al simbolismo cristiano, a gesti liturgici e a riferimenti alla storia dell’arte.
 La rassegna ruota attorno alla figura del piccione, e al suo processo di metamorfosi in colomba. Il piccione è stato scelto come simbolo sacro biblico che nell'Antico Testamento, al pari della colomba, si ergeva come messaggero divino.

Fulcro dell’esposizione sarà il video Taube, in cui una colomba bianca, fotogramma dopo fotogramma, viene macchiata da gocce di liquido rosso sangue che cadono dall’alto, fino a ricoprirla completamente. Il filmato è accompagnato da tracce musicali della Passione Secondo Matteo BWV 244 di J.S.Bach.
“Hanno detto che era una colomba, ma forse era un piccione - scrive Luca Doninelli nel suo testo in catalogo. Si dice che le colombe sono animali più spirituali, ma quando poi quell’uomo - Gesù Cristo - fu catturato si accorsero con raccapriccio che la sua veste era tutta bagnata di sangue. In quel momento non c’era molto di spirituale nel suo aspetto.
C’era molto dolore, questo sì, ma il dolore appartiene alla carne. L’anima stessa, nel dolore, sente di essere attaccata alla carne”.

Nella stessa sala, si potrà ammirare un wallpaper di grande dimensione, sul quale compare una donna vestita con una lunga gonna di lino bianco dalla quale escono delle colombe, che anticipa e testimonia per tutta la durata della mostra, la performance in programma nel chiostro del Museo, la sera dell’inaugurazione - martedì 9 giugno 2015, alle ore 20.00.

Il video Taube sarà introdotto da una serie di fotografie Polaroid, poste nel corridoio d’ingresso del Museo Diocesano, che documentano alcuni momenti di questo filmato, inserite in cornici bianche con fondo foglia d'oro per simboleggiare lustro e bellezza, splendore e ricchezza, e da una scultura del volatile, in grandezza naturale e rivestita quasi interamente in foglia d'oro.
Ralf Meister, vescovo della chiesa luterana, afferma che, “Nell’arte di Julia Krahn, per lo più creata mediante la fotografia, la percezione estetica diviene secondaria. È un’arte perfettamente allestita e curata, ma attraverso la fotografia essa ci mostra i gesti, le posture e le posizioni che ancora restano immutati. Tali gesti rievocano grandi narrazioni e sembrano raccontarli in modo nuovo e bizzarro. I grandi motivi religiosi sembrano avere un aspetto eterno come fossero ancora in vita”.
Accompagna la mostra un catalogo (ediz. Emmegi Group) con testi, tra gli altri, di Silvana Turzio, Luca Doninelli e di Ralf Meister. Il catalogo presenta unitariamente il ciclo di lavori a cui Julia Krahn si dedica dal 2010 ad oggi, documentandone lo sviluppo.

15.06.2015 # 4206

Daria La Ragione //

DOMENICA REGAZZONI | LU ZHIPING. Convergenze Parallele

a Milano fino al 28 giugno 2015

EXPO: ITALIA E CINA UNITE NEL SEGNO DELL’INCISIONE
IN MOSTRA LE “CONVERGENZE PARALLELE” DI DOMENICA REGAZZONI E LU ZHIPING

Procedimenti differenti, tecniche che parlano il linguaggio di tradizioni fra loro distanti ,ma unite in un senso di comune e raffinata eleganza. L’Italia chiama la Cina per una mostra che mette a confronto le diverse anime della grafica: in scena al Palazzo della Permanente di Milano, dal 4 al 28 giugno, le Convergenze parallele che legano Domenica Regazzoni e Lu Zhiping.
Un evento curato da Ivan Quaroni, presentato dalla galleria ARTESPRESSIONE di Milano e prodotto dalla Shanghai International Culture Association con il patrocinio di Expo 2015, Regione Lombardia, Comune di Milano e China Corporate United Pavilion – Expo 2015.
Un centinaio le opere esposte, a tessere un dialogo tra la filosofia dell’incisione propria della cultura occidentale e quella di tradizione invece orientale. Domenica Regazzoni, cresciuta artisticamente nel settore della grafica nello storico laboratorio di Giorgio Upiglio, insegue la felice dinamica del segno, in una rarefazione della figura che tende a emozioni dal sapore tattile, proponendo, grazie alla tecnica del monoprint, quelli che di fatto risultano come pezzi unici: quasi una contraddizione in termini dell’idea di incisione come linguaggio del multiplo, preziosa e originale rielaborazione di un’intera cultura.
Uno sguardo dal sapore archeologico è invece quello gettato da Lu Zhiping, artista ma anche apprezzato docente d’accademia, figura che ama giocare con riferimenti alla cultura tradizionale e alle formule narrative proprie della Cina, scavando nel passato e al tempo stesso riscrivendo costantemente il presente. Le sue incisioni, fitte di elementi della mitologia e mitografia orientale, trattano la superficie della carta quasi si trattasse di un palinsesto, su cui sovrapporre continuamente figure e paesaggi, eroi e divinità, in un sublime e controllatissimo caos visuale.


15.06.2015 # 4205

Daria La Ragione //

ANTONIO LIGABUE

a Gualtieri (Reggio Emilia) fino all'8 novembre 2015

A cinquant’anni dalla sua scomparsa, Antonio Ligabue torna a Gualtieri (RE), il paese nel quale ha vissuto per oltre 40 anni.
Dal 31 maggio all’8 novembre 2015, Palazzo Bentivoglio, recentemente restaurato, accoglie la grande antologica che, attraverso 180 opere, tra dipinti, disegni, incisioni e sculture in terracotta, ripercorre la vicenda umana e creativa di uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano.
L’esposizione, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, col patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Reggio Emilia, è la prima iniziativa organizzata dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue e dal Comune di Gualtieri. La Fondazione è stata costituita un anno fa dal Comune di Gualtieri, dal Banco Emiliano Credito Cooperativo e di Girefin SpA, ai quali si è aggiunta Boorea, con lo scopo di istituire, gestire e promuovere il Museo Antonio Ligabue e di valorizzare la figura dell’artista.
La rassegna costituisce un punto fermo da cui partire per una corretta valutazione critica e storica del lavoro di Ligabue; un’occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo.
Come afferma Sandro Parmiggiani, “l’opera di Ligabue ha finito per essere in parte oscurata dal ‘racconto’ della sua vita, assolutamente eccezionale nella tragicità e nella sofferenza. Tuttavia, se la tormentata esistenza dell’artista ha contribuito, almeno all’inizio e per un certo periodo, a gettare un’aura di leggenda sull’opera, alla fine questa sorta di fardello dell’uomo Ligabue ha ripreso il sopravvento: le ragioni dell’esperienza esistenziale sono sembrate inesorabilmente prevalenti rispetto a quelle artistiche. Ci si è dunque proposti di fare il percorso inverso: non dalla vita all’opera, ma dall’opera alla vita”.

L’allestimento nello spettacolare Salone dei Giganti è stato ideato da Mario Botta che, come dichiara lui stesso, ha trasformato “la meraviglia architettonica della Sala dei Giganti nel cuore stesso dell’antologica dell’artista selvaggio e primitivo, vissuto nei decenni scorsi ai margini di questa città, che ora viene riconosciuto per la profondità del suo essere e per la sapienza del suo fare”.
“È con la consapevolezza del suo lavoro - continua l’architetto svizzero - che ho accettato di allestire l’esposizione; un’occasione per saldare, almeno in parte, un debito morale di riconoscenza verso un personaggio che non ho mai incontrato”.

Il percorso si snoda attraverso alcuni dei massimi capolavori di Ligabue, da Tigre con serpente, gazzella e scheletro, Leopardo che assale un cigno, Tigre reale degli anni Trenta e primi anni Quaranta, per poi passare all’impressionante galleria di autoritratti, da Autoritratto con pianoforte e torre della fine degli anni Quaranta, ai dolenti Autoritratto con berretto da motociclista del 1954-55, Autoritratto del 1958 e all’Autoritratto con berretto da fantino del novembre 1962, poco prima che l’emiparesi lo colpisse e gli impedisse di continuare a dipingere. Non mancano altri capolavori, dai paesaggi bucolici e agresti, in cui sulla linea dell’orizzonte si stagliano castelli e costruzioni della Svizzera conosciute nell’infanzia e nell’adolescenza, alle Carrozze con postiglione, ad alcune versioni dei Cavalli imbizzarriti dal temporale e delle Lotta di galli, a Traversata della Siberia e Aquila con volpe della fine degli anni Quaranta, alla Caccia al cinghiale, alla Vedova nera con volatile e alla Testa di tigre della metà degli anni Cinquanta.
In particolare, nell’universo creativo di Ligabue due sono i motivi verso i quali ha mostrato la sua attrazione o inclinazione: gli animali e i ritratti di sé.
Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste e bucolica, inseriti in paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana e i castelli, le chiese, le guglie, e le case con le bandiere del vento sui tetti ripidi, della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e della giungla - tigri, leoni, volpi, aquile, gorilla - di cui conosceva molto bene l’anatomia, spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda agognata, con un’esasperazione di stampo espressionista che coinvolge anche il colore.

Quello degli autoritratti costituisce un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue. In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente.
I suoi autoritratti compendiano una perenne, costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale. Il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato. “Questi autoritratti - ricorda ancora Sandro Parmiggiani - dicono tutta la sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza, ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso, questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha impresso”.

Catalogo Skira.
LIGABUE.
Gualtieri
Gualtieri (RE),
Palazzo Bentivoglio (piazza Bentivoglio, 36)

31 maggio - 8 novembre 2015

15.06.2015 # 4204

Daria La Ragione //

FABRIZIO PLESSI. Digital wall

a Milano fino al 30 settembre 2015

La sede di Banca Generali Private Banking, in Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano, ospita dal 21 maggio al 30 settembre 2015 una mostra che segna un’importante evoluzione stilistica nel lavoro di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940), tra i più conosciuti e apprezzati artisti italiani a livello internazionale.
Per la prima volta nella sua lunga carriera, l’artista reggiano, ma veneziano d’adozione, rompe gli schemi che hanno finora caratterizzato la sua opera, presentando in anteprima assoluta Digital wall.
Le opere di Plessi occupano interamente gli spazi della banca milanese, attraverso l’installazione di veri e propri muri digitali. Come lampi trasferiti in verticale sul muro, gli schermi (100x60x4 cm ciascuno) sono montati come grandi mosaici e rimandano filmati appartenenti alla sua cifra espressiva più tipica, legata ai temi dell’acqua, del fuoco, della lava.
Questi due elementi, apparentemente opposti e contrari, convivono attraverso l’uso alchemico del medium digitale del video che dà vita a un gioco di rimandi e di metafore, in grado di innescare visioni pittoriche di grande suggestione.
La novità di Digital wall risiede nello spogliare totalmente gli schermi da ogni supporto, liberandoli da ogni struttura e togliendoli, di fatto, da ogni teatralità che ha contraddistinto, finora ogni lavoro di Fabrizio Plessi.
 Digital wall è anche l’esempio di come l’immaginario Plessi, attraverso la magia delle nuove tecnologie, rimanga strettamente legato alla contemporaneità e ai suoi argomenti più attuali.
“L’impegno per l’arte, nella ricerca di nuove idee e riflessioni culturali da offrire alla gente, è una colonna portante e distintiva nell’universo di iniziative sociali di Banca Generali”- dichiara Piermario Motta, Amministratore Delegato di Banca Generali –“Siamo felici ed onorati di ospitare nella nostra sede di Piazza Sant’Alessandro un artista di fama mondiale come Fabrizio Plessi capace di emozionare con la sua incredibile poetica che sposa l’high-tech all’essenza materica degli elementi. La scelta dell’artista di rappresentare l’evoluzione di una creatività all’avanguardia nel digitale insieme a noi, negli spazi dei nostri uffici, riflette la comune attenzione per l’innovazione e la sensibilità per una cultura della tecnologia che ci caratterizza”.
Accompagna la mostra un catalogo Peruzzo Editoriale, con testo critico di Philippe Daverio.
Tra le novità di Digital Wall si segnala anche “BG Events”, un’applicazione per smartphone e tablet sviluppata in esclusiva da Banca Generali per rendere l’esperienza dei visitatori ancora più unica. Grazie a “BG Events”, infatti, l’utente potrà farsi guidare nella fruizione delle opere direttamente dall’artista tramite contenuti video esclusivi che ne descrivono emozioni, genesi e dinamiche creative.
Scaricabile gratuitamente da Play Store per Android e da Apple Store per iOS, la app “BG Events” si basa sul principio di realtà aumentata (Augmented Reality, AR), ovvero un processo che consente di prendere immagini del mondo fisico e sovrapporle a dati di quello digitale.
FABRIZIO PLESSI. Digital wall
Milano, Sede di Banca Generali Private Banking (piazza S. Alessandro 4 )
21 maggio - 30 settembre 2015

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