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Mostre ed eventi // Pagina 21 di 231
06.07.2016 # 4579

Daria La Ragione //

ESCHER

a Milano fino al 22 gennaio 2017

Maurits Cornelis Escher, scomparso nel 1972, ha lasciato un vastissimo corpus di opere che non solo non mostrano i segni del tempo, ma possono essere considerate di essenziale influenza sulle nuove tecnologie digitali, che sembrano rincorrere i risultati da lui già raggiunti nel secolo scorso.

Promossa dal Comune di Milano-Cultura, la mostra è prodotta da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE ed è curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea.

Con oltre 200 opere, l’itinerario del progetto espositivo sarà un viaggio all’interno dello sviluppo creativo dell’artista, partendo dalla radice liberty della sua cultura figurativa, soffermandosi sul suo amore per l’Italia e individuando nel viaggio a L’Alhambra e a Cordova la causa scatenante di un interesse per le forme geometriche già ampiamente presente nella sua vena creativa.

Snodo centrale della mostra è il momento della maturità artistica di Escher con i temi della tassellatura e degli oggetti impossibili. Questi due aspetti dell’opera di Escher introducono al suo rapporto con le Avanguardie storiche - come il Futurismo - e un chiaro riferimento al Surrealismo, punto nodale del suo intreccio creativo. Sono quelli di Escher degli attraversamenti che intersecano movimenti italiani ed europei, in parte anticipandoli addirittura. Inevitabile e necessaria una sezione dedicata agli aspetti matematici e di percezione visiva dell’Universo Escher. Infine, una sezione è dedicata a documentare quanto la lezione di Escher sia stata centrale nella cultura, nell’editoria e nella musica del Novecento.


06.07.2016 # 4578

Daria La Ragione //

DOROTHEA LANGE - A VISUAL LIFE

a Napoli fino al 15 settembre 2016

Dorothea Lange è soprattutto nota per aver documentato per la Farm Security Administration la Grande depressione americana: le condizioni di vita nelle zone rurali degli Stati Uniti, la dolorosa povertà degli agricoltori e delle loro famiglie che si spostano di luogo in luogo in cerca di lavoro, l’abbandono delle campagne a causa delle tempeste di sabbia che avevano desertificato 400.000 km² di terreni agricoli. La sua foto Migrant Mother, scattata in California nel 1936, è diventata un’icona di quel periodo storico: una madre “senza patria” che protegge i suoi figli incarna la sofferenza di un’intera nazione.

L’umanità dei soggetti che ritrae non è mai secondaria all’esigenza di documentare la realtà. Nelle sue immagini non mette a fuoco solo la disperazione e la miseria delle persone, ma anche l’orgoglio e la dignità con cui affrontano il proprio destino. È forse questo il motivo che le rende sempre attuali.

La macchina fotografica è stata per la Lange “una grande maestra”, lo strumento attraverso il quale osservare profondamente il mondo, provando a “vivere una vita visiva”. “Bisognerebbe utilizzarla come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità”, usava dire.

La mostra si potrà visitare fino al 15 settembre 2016. Sarà disponibile un catalogo.

Una seconda sezione della retrospettiva The camera is a great teacher, a cura di Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, verrà presentata sabato 11 giugno alle ore 17.30 a Castello di Postignano (Sellano, PG).

Per la prima volta in Italia, le due mostre offrono un ampio spaccato del lavoro di Dorothea Lange pioniera della fotografia documentaristica e di denuncia sociale.


28.06.2016 # 4571

Daria La Ragione //

MARK HANDFORTH – SMOKE

a Genova fino al 5 settembre 2016

Villa Croce presenta SMOKE di Mark Handforth, una mostra che riunisce, opere già esistenti e nuovi lavori, creati in risposta agli ambienti del Museo. L’artista americano si è distinto a livello internazionale per la creazione di sculture pubbliche di grandi dimensioni che nascono dal confronto con le proporzioni stranianti delle metropoli americane e con gli elementi minori del paesaggio urbano quali segnali stradali, panchine, e impianti d’illuminazione pubblica. Il titolo della mostra nasce proprio dalla fascinazione dell’artista per la resa grafica della parola “smoke” (fumo) nella segnaletica stradale americana. Per Mark Handforth, SMOKE è insieme parola, segno e indicazione di una condizione ambientale offuscata che determina la dissoluzione della forma e il movimento dei contorni.


Alterando i materiali e i rapporti di scala di oggetti ordinari e consueti, l’artista sviluppa una ricerca scultorea che è insieme seria e ironica, ludica e formale, monumentale e melanconica. L’intervento dell’artista sui segni e i simboli del quotidiano, genera un repertorio di oggetti dilatati, spesso dotati di una fisicità irruente e di una impetuosa carica vitale, dai quali fluiscono libere associazioni mentali e una molteplicità di interpretazioni poetiche e irreverenti della realtà.


Attraversato da continue allusioni all’estetica Pop e Minimal, il lavoro di Handforth declina il rigore di forme plastiche astratte all’interno di una dimensione figurativa immediata e riconoscibile nella quale convivono oggetti prosaici e icone universali. L’ingrandimento delle proporzioni e l’accentuata distorsione degli oggetti quotidiani trasformano radicalmente il rapporto fra lo spettatore e l’opera, mentre lo spazio in cui le sculture sono collocate viene travolto dalla loro una potente energia plastica.


Per la mostra a Villa Croce, l’artista reinterpreta l’architettura e gli spazi dell’edificio neoclassico creando una surreale successione di lampioni contorti, mandala fluorescenti fatti di neon, enormi ‘grucce’ deformate e grandi stelle ammaccate che scandiscono un percorso narrativo caratterizzato dalla tensione dinamica tra forme organiche e geometriche, fra concetti d’immanenza e di cambiamento, di naturale e di artificiale, di astrazione e rappresentazione simbolica. La grande scultura, posizionata all’esterno fronte mare, riconfigura il rapporto fra il museo, l’orizzonte mediterraneo, e il porto sottostante. Creata appositamente per la mostra, Flagpole è un’enorme bandiera dall’asta deforme che, a dispetto delle dimensioni imponenti, trasmette un’idea di precarietà, suggerendo l’assurdità di ogni pretesa territoriale, l’impossibilità della conquista oppure, forse, un’ultima richiesta di aiuto. Se per Mark Handforth: “l’arte è una forma di danza, il punto non è starsene fermi”, SMOKE compone una coreografia di forme nello spazio capace di mettere in discussione l’universo simbolico e le coordinate percettive dello spettatore trasformandolo in personaggio che, come in Alice nel Paese delle Meraviglie, diventa gigante o minuscolo, trovandosi sospesi sopra a pavimenti luminosi o a fianco di stelle cadute dal soffitto.



28.06.2016 # 4570

Daria La Ragione //

Gianni Berengo Gardin

a Roma fino al 28 agosto 2016

Vera fotografia, a cura di Alessandra Mammì e Alessandra Mauro, organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia, ripercorre la lunga carriera di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930), il fotografo che forse più di ogni altro ha raccontato il nostro tempo e il nostro Paese in questi ultimi cinquant’anni. La sua vita e il suo lavoro costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente.

 


In mostra sono esposti i suoi principali reportage. Accanto alle celebri immagini, altre poco viste o inedite propongono nuove chiavi di lettura per comprendere il suo lavoro e il ruolo di visione consapevole della realtà che una “vera fotografia” può offrire.
Essere fotografi per Berengo Gardin significa assumere il ruolo di osservatore e scegliere un atteggiamento di ascolto partecipe di fronte alla realtà, come hanno fatto i grandi autori di documentazione del Novecento. In questi anni, del resto, l’autore è stato sempre in prima linea nel raccontare quel che doveva essere cambiato, quel che doveva essere celebrato. Con la sua macchina fotografica si è concentrato a lungo soprattutto sull’Italia, sul mondo del lavoro, la sua fisionomia, i suoi cambiamenti, registrati come farebbe un sismografo. Oppure sulla condizione della donna, osservata da nord a sud, cogliendo le sue rinunce, le aspettative e la sua emancipazione. O sul mondo a parte degli zingari, cui l’autore ha dedicato molto tempo, molto amore e molti libri.

 

“Quando fotografo ­– ha detto Berengo Gardin – amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”.

 
Circa 250 fotografie, stampe vintage in formato 30x40, suddivise per sezioni: Venezia, Milano, Il mondo del lavoro, Manicomi, Zingari, La protesta, Il racconto dell’Italia, Ritratti, Figure in primo piano, La casa e il mondo, Dai paesaggi alle Grandi Navi. Nelle sale ci sono anche 24 stampe di grandi dimensioni: foto scelte e commentate da amici, intellettuali e colleghi. Veri e propri commenti d’autore.




28.06.2016 # 4569

Ilas Web Editor //

GUERRA, CAPITALISMO & LIBERTÀ

a Roma fino al 4 settembre 2016

Guerra, Capitalismo & Libertà, sono le tematiche contemporanee affrontate in questa mostra attraverso le opere del principale street artist internazionale noto come Banksy. 


Una grande mostra sull’artista che si terrà a Palazzo Cipolla, dal 24 Maggio al 4 settembre 2016. La mostra comprende un esteso corpus artis su Banksy proveniente da collezioni private internazionali. Saranno esposti dipinti originali, stampe, sculture e oggetti rari, molti di questi mai esposti in precedenza. 

È una mostra no-profit, caratterizzata da una forte componente didattica destinata alle scuole, che costituisce un’esauriente rassegna scientifica dell’artista noto come Banksy. 


L’artista, originario di Bristol, ha influenzato enormemente la scena artistica a livello mondiale ed è oggi considerato il massimo esponente del movimento artistico conosciuto come Street Art. Nella mostra sarà messa in luce la sua visione artistica di fronte agli avvenimenti sociali e politici internazionali, dalla serigrafia di alcune scimmie che dichiarano ‘Laugh Now But One Day I’ll Be in Charge’ (Ridete adesso ma un giorno saremo noi a comandare), passando per l’agghiacciante immagine di ‘Kids on Guns’. 


Banksy è una delle figure più discusse, dibattute e acclamate dei nostri tempi, il suo anonimato ha catturato l’attenzione del pubblico internazionale già dalla fine degli anni Novanta. È un artista urbano che utilizza una vasta gamma di supporti, dalla pittura su tela, alle serigrafie e sculture, alle grandi installazioni, creando delle scenografie animate in cui ha coinvolto, occasionalmente, anche animali viventi. I suoi lavori sono caratterizzati da umorismo e umanità, intendono dare voce alle masse e a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno. Un esempio è il suo recente commento alla crisi dei rifugiati: un grande stencil fuori l’ambasciata francese di Londra. Il suo anonimato e il suo rifiuto a conformarsi spiegano la difficoltà a inquadrare e definire un artista di tale portata; proprio per questo, non è mai stata esposta all’interno di un museo privato, una rassegna delle sue opere. La Fondazione ha riunito questa collezione, ampia e senza precedenti, grazie a prestatori provenienti da tutto il mondo. La mostra metterà in luce le grandi capacità artistiche di Banksy, attraverso la sua carriera ed evidenziandone le principali fonti di ispirazione: GUERRA, CAPITALISMO e LIBERTÁ.



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