Daria La Ragione //
GIOVANNI LONGO. Fragile Landscapes
a Catanzaro fino al 12 agosto 2016
Il MARCA - Museo delle Arti di Catanzaro ospita, fino al 12 agosto, Fragile Landscapes, la personale di Giovanni Longo (Locri, RC, 1985).
La rassegna, curata da Marco Meneguzzo, organizzata dalla Fondazione Rocco Guglielmo in collaborazione con la Provincia di Catanzaro, propone una selezione di venti lavori particolarmente rappresentativi della produzione più recente dell’artista, che consentono di apprezzare l'evoluzione del linguaggio espressivo di Giovanni Longo diventato, nel corso del tempo, sempre più ampio e composito grazie all’assorbimento di intuizioni molteplici che hanno arricchito la sua ricerca pur mantenendone intatta l’unità e visibile la direzione.
Il percorso espositivo si sviluppa attorno al ciclo Fragile Skeletons, sculture realizzate attraverso il recupero di materiali lignei lungo le foci dei fiumi e successivamente assemblati in simbolici scheletri, divenendo perfette sintesi strutturali.
Quindi prosegue con la presentazione di grafici economici per mezzo dei quali Longo crea maestosi paesaggi dalla connotazione apparentemente astratta e le piante architettoniche da abitare del progettoPlans. Non manca una serie di sperimentazioni minimali, esercizi mentali e materiali di un racconto autobiografico ed esperienziale. È con essi, ad esempio, che Longo ritrae la propria famiglia in un portrait dinamico, composto a partire dalle altezze dei suoi componenti o sfrutta la fluidità casuale di un software per autodefinire l’intimo dialogo di una chat in un sogno che si rincorre e non si concretizza mai.
Un progetto articolato, dotato di piani di lettura molteplici, che Longo sviluppa all’età di trent’anni portando in museo parte di quella generazione da sempre alla spasmodica ricerca del suo stabile baricentro.
A tal proposito il curatore Marco Meneguzzo scrive: “Ogni generazione di artisti riconosce il suo apprendistato nel momento in cui lo lascia, cercando strade diverse – quasi sempre opposte – da quelle che l’ha fatta maturare. Di più, ogni generazione di artisti compie il proprio apprendistato seguendo lo spirito del tempo, il linguaggio codificato e consolidato dei propri maestri: in questo modo, la generazione degli astratti anni Cinquanta è passata quasi tutta per il postcubismo, come la successiva generazione degli artisti cinetici e legati ai gruppi “programmati” viene fuori tutta dall’Informale, e i neofigurativi pittorici degli anni Ottanta dal concettualismo fotografico dei Settanta.
Oggi è più difficile, perché ormai da un quarto di secolo non esistono tendenze dominanti, e “tutto può funzionare”, secondo l’aforisma ancora valido della Postmodernità. Ebbene, a scorrere i lavori di Giovanni Longo .si può dire che abbia vissuto e viva (bene) questa difficoltà. Tutti i suoi cicli di lavoro, molti dei quali esposti in questa sua prima antologica (sic) mostrano uno sguardo, e un pensiero, a trecentosessanta gradi sulle possibilità d’azione offerte dalle varie gradazioni di linguaggio dell’arte d’oggi. In una specie di bulimia di provare e di urgenza di fare, Longo sperimenta tutti i linguaggi possibili secondo standard operativi non privi di una buona dose di autonomia”.
Accompagna la mostra un catalogo bilingue (italiano/inglese) pubblicato da Rubbettino Editore con i testi di Marco Meneguzzo e una conversazione inedita tra Gregorio Raspa e Giovanni Longo.