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Mostre ed eventi // Pagina 37 di 231
08.05.2015 # 4154
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

Jorit Agoch. Human Tribe

a Roma fino al 29 maggio 2015

Non è un caso che il giovane Jorit chiami Tribù Umana i suoi ritratti. Il concetto di tribù non implica per forza una unità territoriale, lui unisce in una grande comunità tutti i rappresentanti della razza umana indagandone il volto che è il principale interesse della sua ricerca. Nei visi così dettagliati cerca e scopre il silenzio e la tensione interiore del soggetto ritratto. I suoi personaggi preferiti vengono dal mondo rap, che rappresenta per lui la libertà da tutte le imposizioni sociali. E’ attratto dalla spontaneità che la strada propone. Formatosi attraverso i tag tracciati sui muri della metropoli partenopea, decide poi di raffinare la sua tecnica laureandosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Jorit cresce a Quarto, una cittadina alle porte di Napoli, dove intorno all’officina dei treni fioriscono i suoi ritratti, concessi democraticamente alla vista di chi ha la voglia e la curiosità di ammirarli. Insieme a personaggi famosi del mondo rap si possono scorgere volti di gente comune, persone che ama ritrarre più di altre per percepirne la profondità della loro vera natura. Nessuno si aspetterebbe di vedere la vasta gamma di umanità che egli ritrae, dal famoso critico d’arte al suo amico del cuore, dal personaggio alla moda, al vicino di casa. Questo è il suo modo di indagare l’Human Tribe. È con grande orgoglio che LaStellina ArteContemporanea inaugura il 5 maggio la personale di Jorit Agoch a cura di Rossella Alessandrucci. Non si vuole presentare uno Street Artist, non si vuole presentare un abile pittore iperrealista, è nostra intenzione invece presentare un artista in piena evoluzione che attraverso la sua personale sperimentazione sta giungendo sempre di più ad una piena maturità artistica, che non si ferma al solo consenso delle mode, ma va oltre la sua innata curiosità. Durante il vernissage, per chi prenota un ritratto, sarà realizzato uno shooting fotografico dall’artista per la sua realizzazione.

08.05.2015 # 4153
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

Milano Asian Art 2015

a Milano fino al 30 maggio 2015

Milano Asian Art è il collage affascinante del differente interpretare e vivere il comune trasporto di sette antiquari-collezionisti milanesi verso la millenaria cultura orientale.
È l’insieme di collezioni che sono compendio, forse più immediato e probabilmente più intimo, alle opere di arte orientale presenti nella collezione creata da Gian Giacomo Poldi Pezzoli. La galleria privata, a differenza del Museo e dalle mostre istituzionali offre l'occasione di innamorarsi di un oggetto, corteggiarlo, toccarlo, sentirlo proprio fino al punto di ambire possederlo...  
Milano Asian Art spera di unire, come a Londra e New York, la globalità degli appassionati perché è un percorso artistico e culturale rilevante e completo.
Le sette mostre, affiancate dalla collezione del Museo Poldi Pezzoli, sono pensate e realizzate con competenza e attenzione critica, offrono una visione composita per matrici culturali perché dal Vicino all’Estremo Oriente arrivano al sud-est asiatico attraverso il sub-continente indiano, una visione articolata in ordine di tempo spaziando dall’antichità al periodo contemporaneo e completa per tecniche e materiali proponendo bronzi, marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, ma anche tappeti, tessuti, dipinti, sculture e la fotografia nella duplice veste di arte e testimonianza storico-sociale. Milano Asian Art è un percorso d’arte che rispecchia l’attualità delle ultime tendenze estetiche che in una matura evoluzione dello spirito minimalista hanno valorizzato la bellezza di queste opere oltre al puro valore intrinseco.  
In allegato il comunicato stampa insieme ad una scheda con il dettaglio di tutte le mostre nelle varie gallerie e alcune immagini in bassa risoluzione.


08.05.2015 # 4152
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

Biennale Arte

a Venezia fino al 22 novembre 2015

Sarà aperta al pubblico da sabato 9 maggio a domenica 22 novembre 2015, ai Giardini della Biennale e all’Arsenale, la 56. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo All the World’s Futures, diretta da Okwui Enwezor e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. La vernice avrà luogo nei giorni 6, 7 e 8 maggio, la cerimonia di premiazione e di inaugurazione si svolgerà sabato 9 maggio 2015.
 
La Mostra sarà affiancata da 89 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 5 i paesi presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. Altri paesi partecipano quest’anno dopo una lunga assenza: Ecuador (1966, poi con l’IILA), Filippine (1964), Guatemala (1954, poi con l’IILA).
 
Anche quest’anno la Santa Sede parteciperà con una mostra allestita nelle Sale d’Armi, in quegli spazi che la Biennale ha restaurato per essere destinati a padiglioni durevoli.
 
Il Padiglione Italia in Arsenale, organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane - sarà curato quest’anno da Vincenzo Trione.
 
Saranno 44 gli Eventi Collaterali ufficiali ammessi dal curatore e promossi da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative in vari luoghi della città.
 
La Mostra Internazionale
La Mostra All the World’s Futures formerà un unico percorso espositivo che si articolerà dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 136 artisti dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi. 159 sono le nuove produzioni realizzate per questa edizione.
 
“La Biennale che compie 120 anni procede, e anno dopo anno continua a costruire anche la propria storia, che è fatta di molti ricordi, ma in particolare di un lungo susseguirsi di diversi punti di osservazione del fenomeno della creazione artistica nel contemporaneo.”

PRESENTAZIONI SPECIALI
“Mentre il cardine di All the World’s Futures rimane un corpus assai ampio di nuove opere commissionate specificamente agli artisti per la 56. Biennale Arte – una selezione senza precedenti di progetti qui esposti per la prima volta – l’Esposizione dedicherà particolare attenzione anche a una rassegna di prospettive storiche realizzate da artisti viventi e non. Queste rassegne, organizzate in forma di piccole antologie, spaziano da una serie di neon testuali – realizzata da Bruce Nauman tra il 1972 e l’inizio degli anni ’80 – a un atlante della filmografia di Harun Farocki che comprende complessivamente 87 film. La Biennale Arte presenterà inoltre le opere di alcune figure magistrali, tra le quali ricordiamo il fotografo Walker Evans, con un set completo tratto dall’edizione originale di Let Us Now Praise Famous Men; il cineasta Sergej Ejzenstejn; l’artista multimedialeChris Marker; l’installation artist Isa Genzken; lo scultore-compositore Terry Adkins; l’autore-regista Alexander Kluge; l’installation artist Hans Haacke; l’artista concettuale Teresa Burga; il performance artist Fabio Mauri; lo scultore Melvin Edwards; la pittrice Marlene Dumas; l’artista-attivista Inji Efflatoun; il land artist Robert Smithson; la pittrice Emily Kngwereye; il regista Ousmane Sembène; lo scultore Ricardo Brey; l’artista concettuale Adrian Piper, e altri pittori come Tetsuya Ishida e Georg Baselitz.”

08.05.2015 # 4151
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

My East is your West

a Venezia fino al 31 Ottobre 2015

La mostra My East is your West rappresenta un contributo significativo al programma degli Eventi Collaterali alla 56° Biennale d'Arte di Venezia, per la qualità delle opere esposte, per l'approccio sperimentale, per l'innovativo programma di eventi ad esso correlati e per il coinvolgimento di un'ampia regione del mondo in rapida espansione che non è mai stata rappresentata prima d'ora all'interno della Biennale veneziana.

Il contributo artistico del pakistano Rashid Rana e dell'indiana Shilpa Gupta, che per l'occasione realizzano opere site specific, si lega inscindibilmente con l'approccio critico del curatore Okwui Enwezor nell'ottica di "offrire al mondo una cassa di risonanza del mondo"; egli invita infatti a riflettere intorno al ruolo che le arti visive giocano nel rintracciare elementi di senso negli sconvolgimenti della nostra epoca: All the World's Future.

Il progetto nasce come un impulso utopico a ri-tracciare un complesso clima di relazioni storiche tra le due nazioni-stato sudasiatiche di India e Pakistan, nella forma di una mostra che dia voce a due artisti contemporanei eccezionali.
La recente assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla pakistana Malala Yousafzai e all'indiano Kailash Satyarthi conferma che è possibile superare storici conflitti e che nei due paesi può ancora prevalere il dialogo.
In anni recenti, non sono mancate teorie che hanno predetto una sorta di fine della Storia; allo stesso tempo, nella nostra ossessione di analizzare il passato mentre viviamo nel presente, incontriamo inevitabilmente la misteriosa tendenza della Storia a ripetersi - come in un "eterno ritorno". Nel 1947, le nazioni-stato sudasiatiche di India e Pakistan intrapresero un percorso di contese e di scissioni, dopo aver sostenuto una comune storia di civilizzazione sviluppatasi per millenni. Mentre si giungeva all'assetto di oggi, si è verificato un simultaneo processo di cancellazione, segnato da un nazionalismo esplosivo promosso come prosecuzione della "chiamata alla libertà". Più di dodici milioni di persone sono migrate rapidamente tra un'India frammentata e le regioni in espansione ai suoi confini a est e a ovest, il neonato Pakistan e quello che sarebbe poi diventato il Bangladesh. Mai prima d'allora ne era conseguita un'ondata tanto massiccia di morti e di sfollati quale conseguenza della battaglia di decolonizzazione.
Gli artisti si chiedono: "Come possiamo immaginare una storia tanto intollerabile del subcontinente ripartito, oggi?". "Perché siamo fatti di linee...", osservava il filosofo francese Gilles Deleuze. L'immaginazione artistica travalica i confini degli stati-nazione per rivelare linee di volo che sorgono dalla prossimità culturale e sociale, da una lingua comune immersa in relazioni ancestrali di ospitalità.

A Palazzo Benzon, Venezia.



29.04.2015 # 4150
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

Et Cetera

a Roma fino al 17 maggio 2015

Collettiva di 18 artisti provenienti dalla Repubblica Ceca, selezionati tra i migliori talenti del paese. In esposizione circa 34 opere tra dipinti, sculture, fotografie ed installazioni di varie dimensioni.
Come spiega il curatore Ottaviano Maria Razetto “Un lungo racconto, quello dell’arte, che attraversa l’epoca socialista - quando essa era promossa, condizionata e in molti casi addirittura assoggettata al volere del partito – e continua fino ai giorni nostri lungo una narrazione mai interrotta ma che appunto termina solo con un “Et cetera”. Per questo la fondazione ha deciso di rivolgere la propria attenzione al mondo dell’arte contemporanea,a come questa abbia reagito alla caduta del regime comunista e quali strade siano state intraprese dai giovani artisti cechi dopo quasi 25 anni. Un tempo sufficientemente lungo per riuscire a intravedere un fenomeno ormai strutturato che va ben oltre la semplice reazione alla mancanza di libertà espressiva ma allo stesso tempo ancora abbastanza breve per riuscire a realizzare confronti e analisi tra lo stato dell’arte ante e post “caduta del muro”.

18 gli artisti chiamati a partecipare, tutti sotto i 40 anni: Haas Asot, Hana Babak, Krištof Hošek, Jan Kaláb, Martin Kocourek, Martin Krajc, Martin Matoušek, Jakub Matuška detto Masker, Jan Mikulka, Marek Musil, Jakub Nepraš, Tets Ohnari, Ondřej Oliva, Veronika Psotkovà, Matěj Rejl, Tereza Tara, Zdeněk Trs e Roman Týc.



29.04.2015 # 4149
Jorit Agoch. Human Tribe

Daria La Ragione //

Jannis Kounellis

a Pero (MI) fino al 25 settembre 2015

Christian Stein in collaborazione con Raussmüller Collection presenta l’opera di Jannis Kounellis nella galleria di corso Monforte a Milano e nei nuovi ampi spazi di Pero. Una selezione di alcuni lavori esemplari per porre l’accento sulle caratteristiche salienti di un’esperienza artistica che ha inciso profondamente e in modo originale sulla cultura visiva contemporanea.

Partigiano della cultura umanistica, Kounellis si è imposto sin dagli anni Sessanta con una lingua più densa e più ricca, fatta di presenze e assenze, di peso e leggerezza. Con lo sguardo spesso rivolto all’indietro, vagando tra le ombre della pittura rinascimentale e seicentesca di Masaccio, Piero della Francesca e Caravaggio, dei quali ammira la forza ideologica che diventa pittura, Kounellis ha elaborato il senso moderno del suo viaggio nell’arte. Da questo approdo in Italia nasce l’idea completamente nuova e insieme antichissima del quadro come struttura di pensiero che polarizza le tensioni culturali del proprio tempo.

Aperta all’incontro e allo scontro di reperti linguistici sempre reali, portatori di senso e di vita, l’opera di Kounellis non ha infatti mai indugiato nell’esposizione analitica e intellettualistica di un concetto o di una visione estetica e sentimentale. Aldilà della cornice, espandendosi nello spazio, immerse nella vita, come in un epos, le sue immagini accumulano e trascinano con sé tracce di altre vicende, lontane memorie e premonizioni.

Fuori dai confini intimisti delle pareti domestiche, tutto il mondo che si apre diventa la cornice dell’opera. Le cose con i lori volumi, odori, colori ne fanno la superficie, moltiplicandosi lungo una linea di proliferazione inarrestabile: ed è l’arte a portare ordine e misura, indicando una centralità della visione che dà sostegno e stabilità ma nessuna certezza. Il lavoro della pittura è in questo viaggio di ritorno che rifonda la centralità di ogni immagine nel teatro reale della comunità a cui apparteniamo insieme, artisti e spettatori.
Dice Kounellis: “Bisogna incidere dentro la carne della pittura i problemi e i dolori, sussurrare all’orecchio della gente il canto antico che spinge a riconoscere nel nuovo estremo l’ultimo tratto di un millenario accumulo; e so anche che è puerile immaginare che si possa realizzare tutto questo nel silenzio di una stanza vuota”.



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