Daria La Ragione //
My East is your West
a Venezia fino al 31 Ottobre 2015
La mostra My East is your West rappresenta un contributo significativo al programma degli Eventi Collaterali alla 56° Biennale d'Arte di Venezia, per la qualità delle opere esposte, per l'approccio sperimentale, per l'innovativo programma di eventi ad esso correlati e per il coinvolgimento di un'ampia regione del mondo in rapida espansione che non è mai stata rappresentata prima d'ora all'interno della Biennale veneziana.
Il contributo artistico del pakistano Rashid Rana e dell'indiana Shilpa Gupta, che per l'occasione realizzano opere site specific, si lega inscindibilmente con l'approccio critico del curatore Okwui Enwezor nell'ottica di "offrire al mondo una cassa di risonanza del mondo"; egli invita infatti a riflettere intorno al ruolo che le arti visive giocano nel rintracciare elementi di senso negli sconvolgimenti della nostra epoca: All the World's Future.
Il progetto nasce come un impulso utopico a ri-tracciare un complesso clima di relazioni storiche tra le due nazioni-stato sudasiatiche di India e Pakistan, nella forma di una mostra che dia voce a due artisti contemporanei eccezionali.
La recente assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla pakistana Malala Yousafzai e all'indiano Kailash Satyarthi conferma che è possibile superare storici conflitti e che nei due paesi può ancora prevalere il dialogo.
In anni recenti, non sono mancate teorie che hanno predetto una sorta di fine della Storia; allo stesso tempo, nella nostra ossessione di analizzare il passato mentre viviamo nel presente, incontriamo inevitabilmente la misteriosa tendenza della Storia a ripetersi - come in un "eterno ritorno". Nel 1947, le nazioni-stato sudasiatiche di India e Pakistan intrapresero un percorso di contese e di scissioni, dopo aver sostenuto una comune storia di civilizzazione sviluppatasi per millenni. Mentre si giungeva all'assetto di oggi, si è verificato un simultaneo processo di cancellazione, segnato da un nazionalismo esplosivo promosso come prosecuzione della "chiamata alla libertà". Più di dodici milioni di persone sono migrate rapidamente tra un'India frammentata e le regioni in espansione ai suoi confini a est e a ovest, il neonato Pakistan e quello che sarebbe poi diventato il Bangladesh. Mai prima d'allora ne era conseguita un'ondata tanto massiccia di morti e di sfollati quale conseguenza della battaglia di decolonizzazione.
Gli artisti si chiedono: "Come possiamo immaginare una storia tanto intollerabile del subcontinente ripartito, oggi?". "Perché siamo fatti di linee...", osservava il filosofo francese Gilles Deleuze. L'immaginazione artistica travalica i confini degli stati-nazione per rivelare linee di volo che sorgono dalla prossimità culturale e sociale, da una lingua comune immersa in relazioni ancestrali di ospitalità.
A Palazzo Benzon, Venezia.