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Mostre ed eventi // Pagina 215 di 231
30.09.2006 # 386
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

Fino al 30 settembre 2006

Giardino - luoghi della piccola realtà, questo il titolo dell' esposizione, intende indagare -nell'intento di Hegyi- "lo sviluppo di nuovi contesti sensibili, la creazione di nuovi e intimi legami fra i regni e le esperienze personali che generano costellazioni estremamente sorprendenti (...) e nuovi domicili che costituiscono zone ideali per accentuare la percezione di realtà concrete".

Dopo aver indagato -con The giving person- le ragioni della creazione artistica contemporanea e i processi intellettuali ed emozionali che sfiorano la sfera percettiva della realtà, e dopo la narrazione di una Napoli crocevia di vitalità e fermenti creativi, aperta al dialogo internazionale descritta in Napoli presente, Hegyi riflette con Giardino sul tema del domicilio inteso non già nella sua accezione abitativa, ma in quella più segreta di un luogo personalissimo ed emozionale.

I 25 artisti in mostra propongono, attraverso diversi linguaggi -dall'installazione al disegno, dalla fotografia alla pittura- un viaggio nell'universo individuale di ciascuno alla ricerca di una dimora mentale, immaginaria, che ne aiuti la collocazione sociale in una micro-comunità, proprio nell'ambito del problema –sollevato dal filosofo francese Jean-François Lyotard- di reperire criteri di giudizio e di legittimazione che abbiano valore locale e non più universale.

Le opere in mostra raccontano dunque mondi reconditi, afflati comuni, legami poetici tra uomini e luoghi al confine tra personale e privato, intimo e collettivo.

artisti in mostra:
Riccardo Albanese, Ruth Barabash, Massimo Bartolini, Valerio Berruti, Simone Berti, Davide Cantoni, Loris Cecchini, Jiri Cernicky, May Cornet, Jan Fabre, Flavio Favelli, Gloria Friedmann, Alberto Garutti, Paolo Grassino, Laura Lancaster, Carla Mattii, Olivier Millagou, Mihael Milunovic, Tessa M. Den Uyl, Ursula Palla, Marina Paris, Jeanne Susplugas, Vedovamazzei, Katerina Vincourova, Italo Zuffi.

08.10.2006 # 325
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Civitanova Marche | Cartacanta | Dal 5 al 08 ottobre 2006

Fino al 8 ottobre 2006

"Tutto ciò che è di carta"


Festival expò dedicato alla carta e alle diverse forme in cui, nel tempo, è stata utilizzata: come supporto alla comunicazione e nell'attività industriale e artigianale. In occasione del Festival Expò verranno organizzati eventi e concorsi.


01.10.2006 # 396
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Venezia | Where are we going | Fino al 1 ottobre 2006

Fino al 1 ottobre 2006

La nuova stagione di Palazzo Grassi viene inaugurata con la mostra
"Where Are We Going?" opere scelte dalla Collezione François Pinault (30 Aprile 2006 - 1 Ottobre 2006), una selezione di capolavori dalla collezione di Pinault, per la prima volta offerti agli occhi del pubblico. Curata da Alison M. Gingeras, la mostra propone opere dal dopoguerra in poi e comprende varie correnti artistiche come la Scuola di New York e l'Astrattismo Europeo, l'Arte Povera, il Minimalismo, il Post Minimalismo e la Pop Art, oltre a esponenti delle più recenti rivisitazioni Pop.

La mostra prende spunto dalla celebre domanda formulata da Paul Gauguin all'alba del Modernismo, riproposta nel 2000 da Damien Hirst per il titolo di una sua scultura. "Where are we going?" trova ora una nuovo significato: la natura evocativa e provocatoria delle opere esposte propongono una riflessione sulla condizione umana, sulla cultura contemporanea e sul futuro del mondo in cui viviamo. Temi centrali nel lavoro di molti artisti d'avanguardia e principi ispiratori del collezionista François Pinault.

In mostra vi è solo una piccola parte della vasta collezione di François Pinault: circa duecento opere di oltre cinquanta artisti, dai grandi maestri del dopo-guerra come Mark Rothko, Piero Manzoni e Donal Judd, fino a star internazionali come Damien Hirst, Pierre Huyghe, Cindy Shermann e Maurizio Cattelan, ma anche una generazione di artisti più giovani come Urs Fischer, Piotr Uklanski e Rudolf Stingel. Varietà e qualità delle opere a conferma dell'interesse di François Pinault nei confronti degli artisti più influenti e provocatori dei nostri tempi.

01.10.2006 # 385
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Milano | Between Dreams and Reality | Fino al 1 ottobre 2006

Fino al 1 ottobre 2006

Allo Spazio Oberdan di Milano la prima grande mostra italiana dell'artista australiana Tracey Moffatt (Brisbane, 1960). La retrospettiva, promossa dalla Provincia di Milano in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo e curata da Filippo Maggia, raccoglie oltre 120 fotografie più diversi film realizzati dalla Moffatt a partire dal 1989.

"Making art is quite therapeutic", ha detto una volta Tracey Moffat parlando di sé. Questo breve assunto rivela molto della personalità dell'artista e soprattutto del suo modo di interpretare l'esperienza artistica, pratica che sovente si riferisce a storie e vicende personali. Di origini aborigene, ma cresciuta in una famiglia bianca cui era stata data in affido secondo la politica dell'epoca, Tracey Moffat si lascia affascinare velocemente dalla cultura pop che caratterizza il clima di quegli anni.

Immagini tratte da riviste, cinema e televisione iniziano a costituire quell'universo simbolico che diventerà un punto di riferimento nella maggior parte dei suoi lavori, accanto al tema sempre presente e in parte autobiografico della ghettizzazione-segregazione vissuta e intesa in tutti i suoi aspetti: razziali, sociali, sessuali. Ricordi infantili tornano alla memoria mescolandosi alla cultura di massa, alla cultura dominante nel nostro tempo, e non vi è più differenza. Tutto si confonde in un racconto poco lineare costruito su più livelli narrativi ed emotivi. Si colgono gli elementi di una storia, ma non il filo che li unisce.


30.09.2006 # 357
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Roma | Marc Quinn | Fino al 30 settembre 2006

Fino al 30 settembre 2006

Il MACRO dedica all'artista britannico Marc Quinn (Londra, 1964) una grande mostra monografica, la prima in un museo pubblico italiano.
La mostra, a cura di Danilo Eccher e Achille Bonito Oliva, riunisce più di 30 opere risalenti agli ultimi anni di attività, dalle sculture della serie The Complete Marbles a quelle più recenti raccolte sotto il titolo di Chemical Life Support. Ma anche dipinti e disegni, prova della varietà di tecniche e di registri espressivi adottati dall'artista nella sua caleidoscopica attività.
Marc Quinn ha attratto l'interesse del pubblico internazionale all'inizio degli anni '90, presentando l'opera Self (1991): un autoritratto in cui l'artista aveva modellato la propria testa utilizzando cinque litri del suo stesso sangue, congelato al fine di mantenere l'integrità della scultura. La forte carica espressiva e la sensazionalità di quell'opera lo ha fatto annoverare all'interno della corrente nota col nome di Young British Art. Ma la sua ricerca si è presto discostata da quell'ambito artistico, per apparire come una profonda indagine su alcuni temi privilegiati, quali il corpo umano e i suoi meccanismi di sopravvivenza, la vita e la sua conservazione, la bellezza e la morte.

24.09.2006 # 358
Napoli | GIARDINO | Fino al 30 settembre 2006

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Milano | Superstar, i miti del '900 | Fino al 24 settembre 2006

Fino al 24 settembre 2006

Novantanove fotografie. Foto facili, senza pretesa di scrittura artistica. Foto di cronaca e di scena. Ritratti. Fotografie che siamo portati a vedere come fossero immagini trasparenti, riferite immediatamente ai loro oggetti e non ai loro autori. Dunque: novantanove star o superstar (o miti; o icone; o eroi; o idoli - come si vuole). Persone. Figure forti per riassumere il Novecento. Facce che sono state molto più di quel che erano. Non solo celebri politici, scienziati, musicisti, attori. Ma espressioni autentiche del loro tempo, nel bene o nel male, nell'arte, nel potere o nella seduzione. Modelli di vita. Guide o nemici per una generazione intera. Proiezioni di volontà o desideri collettivi. Persone che per meriti o fortuna sono arrivate o si sono poste al di sopra della condizione comune, anche del normale prestigio dei potenti.

Il Novecento è stato particolarmente mitico perché è stato il secolo per eccellenza delle comunicazioni tecnologiche di massa: il tempo della grande esplosione della tecnologia della comunicazione, il momento in cui si è resa possibile una comunicazione assai più potente e duttile del passato: il secolo dei giornali (presenti già dal Settecento, ma resi allora più numerosi efficaci ed economici dalla rotativa e dalla possibilità di riprodurre immagini), della fotografia (inventata nel 1840, ma diffusa progressivamente), della fonografia e della radio e del cinema, della pubblicità e della televisione. Questo è lo sfondo su cui è stata possibile la crescita dei personaggi-mito che abbiamo raccolto. Alcuni di essi, - le "star"- raccolgono direttamente i loro valori dai loro personaggi, appaiono seduttivi o terrificanti o inquietanti o divertenti perché lo sono gli eroi di fantasia che interpretano solitamente e che magari restano loro appiccicati addosso ben più di quanto essi desidererebbero. Altri - le icone - si trovano ad essere oggetto di una narrazione che li identifica direttamente con un valore, in virtù della loro biografia e delle loro realizzazioni. Altri ancora - gli eroi - usano il mito e lo manipolano per i loro fini.

Se la fotografia pretende sempre in generale (anche se spesso abusivamente) di essere la traccia vera, la prova di un fatto, questo avviene anche per il carattere supplementare dei nostri miti. Le immagini dei miti non sono, in genere, semplici rappresentazioni delle persone che realmente sono state esposte all'obiettivo del fotografo. Le fotografie dei miti sono mitiche esse stesse, vale a dire che funzionano esibendo i valori che rendono mitiche quelle persone, ricostruendo, in maniera più o meno chiara ed efficace, i valori di cui quelle persone sono il segno, facendosi esse stesse parola, narrazione, supplemento, mezzo di magnificazione. Non solo fotografie di ideologie, ma ideologie fotografiche esse stesse.

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